Negli Stati Uniti, continuano a far discutere i cosiddetti Epstein files, i documenti che potrebbero rivelare dettagli scomodi su crimini sessuali commessi da politici e uomini d’affari tra gli anni ’90 e i primi 2000.
Per questi reati furono condannati l’ex finanziere Jeffrey Epstein – morto in carcere in circostanze mai chiarite – e Ghislaine Maxwell, la donna che aveva reclutato minorenni per soddisfare le richieste di Epstein e dei suoi potenti amici. Tra questi, secondo testimonianze e intercettazioni, potrebbe esserci anche l’attuale presidente degli Stati Uniti, Donald Trump.
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Ghislaine Maxwell, la donna condannata 20 anni di carcere per aver reclutato e adescato delle ragazze nel caso di abusi sessuali. Credit: AP
Una posizione formalmente appoggiata dallo stesso tycoon e dal suo partito, ma i Democratici accusano i Repubblicani di aver anticipato di un giorno la chiusura estiva del Congresso proprio per rinviare un voto decisivo sulla desecretazione degli Epstein files.
Questa è una storia nella quale nessuno esce beneGiampiero Gramaglia
"Questa è una storia nella quale nessuno esce bene", spiega il giornalista Giampiero Gramaglia.
"Viene persino il sospetto che i trumpiani, l’amministrazione Trump e il Dipartimento di Giustizia, che inizialmente premevano per rendere pubblici i file, abbiano improvvisamente fatto marcia indietro perché in quei documenti c’è qualcosa che può dare fastidio".

Il Presidente Donald Trump con il Principe Andrea, coinvolto nella vicenda Epstein. Credit: Matt Dunham/AP
Un’iniziativa spinta anche dall’indignazione per il bombardamento della chiesa cattolica di Gaza, un episodio che ha irrigidito la posizione finora molto cauta di governi come quello di Giorgia Meloni e che ha spinto anche quello statunitense a sollevare la questione con Benjamin Netanyahu.