Gli ultimi giorni nella guerra tra Israele e Palestina sono stati contrassegnati da una serie di eventi che sono in qualche modo anomali: l’attacco alla parrocchia cattolica di Gaza, con tre morti ed il ferimento di quel padre Gabriel Romanelli con cui Papa Francesco era in costante contatto, l’inizio di una operazione militare di terra in un’area della Striscia finora risparmiata, ma anche l’invio di una lettera firmata da 28 Paesi, tra cui l’Australia e l’Italia, in cui le critiche all’operato israeliano sono più esplicite del solito.
Intanto si aggravano le condizioni per i civili: la mancanza di distribuzione di cibo alla popolazione, soprattutto in questi ultimi giorni e anche nelle ultime ore, è divenuto un problema sempre più evidente e sempre più grave", spiega Michele Giorgio, corrispondente da Gerusalemme.
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"Stando ai medici palestinesi si sono registrati una ventina di decessi di bambini, che sono morti a causa della malnutrizione o addirittura proprio della fame".
Continuano le morti nei centri di distribuzione di viveri della Gaza Humanitarian Foundation, l'associazione che distribuisce in esclusiva i viveri a Gaza. Secondo le Nazioni Unite, oltre 1000 palestinesi hanno trovato la morte mentre erano in coda per ritirare generi di prima necessità. Questa dello stillicidio degli aiuti è una delle critiche contenute nella lettera a Israele inviata nei giorni scorsi da 28 Paesi.
"La gente spesso si alza di notte o al mattino presto perché deve percorrere anche chilometri per raggiungere questi luoghi [di distribuzione degli aiuti, ndr] e secondo l'esercito israeliano si muoverebbe in maniera disordinata, avvicinandosi anche alle postazioni militari e i soldati sparerebbero dei colpi di avvertimento", riporta Michele Giorgio.
"Ma questi colpi di avvertimento, dicono le Nazioni Unite e lo hanno ripetuto anche qualche ora fa, hanno causato sino ad oggi quasi 1000 morti, o anche più forse di 1000 morti, e la GHF continua a ripetere di non avere responsabilità in tutto questo".