Il 2 aprile 2025, ribattezzato come "Liberation Day", il presidente degli Stati Uniti Donald Trump annunciò i dazi che da lì a poco avrebbero colpito un po' tutto il mondo, criticando tra le altre cose il divieto imposto dall'Australia sulle importazioni di carne bovina dagli Stati Uniti.
Il primo ministro Anthony Albanese ha dichiarato che non avrebbe mai accettato compromessi in materia di protezione degli agricoltori o di biosicurezza.
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Oggi, alle soglie della scadenza del 1° agosto in cui i dazi statunitensi dovrebbero entrare in pieno vigore, le restrizioni australiane sulle importazioni di carne bovina dagli Stati Uniti sono state rimosse.
Secondo il governo, la tempistica della decisione è una coincidenza e non ha nulla a che fare con Donald Trump. Ma secondo alcuni, la decisione sarebbe stata presa per compiacere il presidente Trump.
La ministra dell'Agricoltura, Julie Collins, sostiene che la revisione del divieto statunitense sulla carne bovina è iniziata nel 2015.
Nel 2003, l'Australia aveva imposto restrizioni all'importazione di carne bovina statunitense in risposta a un'epidemia di encefalopatia spongiforme bovina, più comunemente nota come morbo della mucca pazza.
Gli esseri umani non possono contrarre la malattia della mucca pazza, sebbene in rari casi possano sviluppare una variante che porta a demenza e morte prematura.
Nel 2019, l'Australia aveva modificato le restrizioni per consentire l'importazione di carne bovina da bovini nati, allevati e macellati negli Stati Uniti in modo tracciabile.
In pratica, tuttavia, le norme di biosicurezza hanno fatto sì che solo una piccola quantità di carne bovina, per lo più prodotti a lunga conservazione, venisse importata dagli Stati Uniti.
Cosa succederà ora?