La geologia (dal greco γῆ, gê, "terra" e λόγος, logos, "studio") è la scienza che studia la terra e i processi che la plasmano e la trasformano. Eppure, "il segreto della geologia è che quello che si vede è solo la punta dell’iceberg. Uluru è la punta di un iceberg rosso" come ci ha raccontato Fabio Capitanio, ricercatore dell'Australian Reserach Council e professore associato alla Monash University di Melbourne.
Uluru (chiamato in inglese Ayers Rock) è un imponente massiccio roccioso dell’outback australiano, che 300 milioni di anni fa doveva assomigliare alle Alpi nostrane. Ciò che vediamo oggi non è altro che il risultato di un lungo processo di erosione di una montagna alta migliaia di metri.
"Tutto cambia intorno a noi continuamente e bisogna essere attenti a capire cosa si fa e come ci si muove"
Attorno alle montagne si creano corpi di sabbia e ghiaia di varia durezza che si fondono, si tratta della litificazione ovvero la trasformazione di un sedimento in una roccia sedimentaria. Questi ammassi, colpiti dal vento, si modellano assumendo la tipica forma arrotondata. Sotto una montagna così conformata, esiste un’altra parte di ammasso sotterraneo molto più esteso, appunto quello che non si vede dell’iceberg.
Come Ayers Rock, anche i Pinnacles sono il risultato di millenni di erosione e sono situati ai margini del Parco Nazionale di Nambung, un parco nazionale esteso per oltre 17.000 ettari in Western Australia. Si tratta di veri e propri "pinnacoli", formazioni rocciose calcaree, che si ergono in una distesa sabbiosa.
Queste conformazioni rocciose possono assumere le forme più svariate e raggiungere un’altezza di quattro metri. Il processo che li ha portati ad assumere le forme attuali è quello del “carsismo” che prende il nome dalle Piane del Carso. Le rocce calcaree, a seguito dell’azione delle pioggie e delle acque acide si rodono fino ad assumere forme davvero straordinarie.

The Pinnacles, WA Source: Pixabay
Un’altra icona del paesaggio australiano, non troppo diversa dai Pinnacles, è costituita dai Dodici Apostoli. Si tratta di una serie di faraglioni di pietra calcarea al largo della costa australiana del Port Campbell National Park, a sud dello stato del Victoria.
Come per i Pinnacles, le rocce calcaree dei Dodici Apostoli sciolte dall’erosione dell’oceano, hanno assunto una caratteristica forma che, come ricorda il nome stesso, ricorda delle figure che si erigono tra i flutti. Insieme al “carsismo”, si somma in questo caso il fenomeno delle “falesie” che assomigliano sia alle scogliere bianche di Dover sia ai faraglioni di Capri.
La genesi dei Dodici Apostoli cominciò tra i 10 e i 20 milioni di anni fa. Nel corso degli anni, diversi Apostoli hanno ceduto alle forze dei venti e dell'erosione: quest'ultima continua a scolpire le basi dei faraglioni con una velocità di due centimetri l'anno. Fino al 3 luglio 2005 i faraglioni erano nove, oggi gli Apostoli sono otto.

Dodici Apostoli, Victoria Source: Pixabay
Lasciati i deserti alle spalle, siamo arrivati alle coste e quando si parla di coste bisogna assolutamente ricordare la Grande Barriera Corallina. La Great Barrier Reef, che si trova al largo della costa del Queensland, si estende su una superficie grande come l’Italia. Si tratta della barriera di corallo più grande del mondo, composta da oltre 2.900 barriere coralline singole e da 900 isole.
"La Grande Barriera Corallina è l’essere vivente più grande della galassia"
Si tratta di un vero e proprio ecosistema complesso e "colonizzatore", costituito da strutture ramiformi abitate da piccoli microrganismi. Ad ogni microrganismo, corrisponde un’alga che produce energia tramite fotosintesi. Non solo, i coralli creano l’energia che serve loro per sopravvivere, ma costituiscono anche l’habitat di milioni di altri esseri viventi tanto che la maggior parte dei pesci vive in prossimità di una barriera corallina.
Lo sbiancamento dei coralli è invece un fenomeno legato ad oscillazioni repentine nelle temperature degli oceani. Quando le temperature si alzano o si abbassano e i microrganismi non hanno il tempo di adattarsi, l’alga muore e di conseguenza muore anche il corallo essendo la fotosintesi la principale forma di sostentamento. Secondo quanto ci ha spiegato Fabio, il sistema è "a soglia" e, una volta superato il livello critico, il processo diventa irreversibile.

Heart Island, Great Barrier Reef Source: Pixabay
"Il livello critico si può studiare, per capire come si possa contenere il fenomeno. Insieme al cambiamento climatico influiscono anche gli scarichi umani. C’è una spinta da parte dell’uomo che dovremmo tenere sotto controllo”