Mentre si rincorrono continui aggiornamenti e informazioni sulla diffusione del COVID-19 nel mondo, tali da lasciare a volte perplessi gli adulti, un’attenzione particolare in tema di comunicazione e informazione la meritano i bambini e le bambine.
“Gli adulti hanno cominciato a seguire la situazione dalle prime notizie che sono arrivate dalla Cina e i telegiornali ci hanno raccontato quello che succedeva a Wuhan da gennaio. Ma i bambini si sono visti piombare addosso la crisi - e in Italia la chiusura delle scuole - da un momento all’altro, senza avere la possibilità di prepararsi e avendo molte lacune a livello di informazione”, ha spiegato Francesca Cavallo a SBS Italian.
Autrice della serie “Storie della buonanotte per bambine ribelli”, fenomeno editoriale che ha venduto oltre un milione di copie ed è stato tradotto in 48 lingue, Cavallo ha spiegato che “i bambini traggono molta forza dalle abitudini quotidiane. Per questo, in situazioni caratterizzate da una grande instabilità e incertezza, è importante capire cosa stanno immaginando. Non dobbiamo dare per scontato che abbiano le stesse informazioni che abbiamo noi”.
“I bambini amano le spiegazioni, chiedono sempre perché. Quando non hanno spiegazioni, o vedono chi hanno intorno avere ansia, hanno paura di chiedere e cercano spiegazioni altrove”.
Per questo risulta fondamentale essere ben preparati ad affrontare il dialogo e che questo segua semplici e fondamentali regole per risultare comprensibile e convincente. Come comportarci allora?

Francesca Cavallo presenting her latest book "Elfi al quinto piano" Source: Courtesy of Francesca Cavallo
1- Essere preparati psicologicamente ed emotivamente ad affrontare il discorso
“Non parlate ai più piccoli in uno stato di ansia o di panico”, è il primo consiglio di Cavallo. “Noi adulti in questo momento siamo molto preoccupati, ma la cosa da evitare è di parlare ai bambini mentre si vive un momento di ansia. Come ci dicono sugli aerei, dobbiamo indossare la nostra mascherina prima di aiutare chi è accanto a noi”.
2 – Prima di informare, chiedere
“Chiedete se hanno sentito del coronavirus e cosa hanno capito. Molti genitori saranno sorpresi di sentire le risposte dei propri figli: alcuni potrebbero rispondere che il virus è qualcosa di simile all’influenza, ma altri potrebbero ascoltare descrizioni apocalittiche”. Prima di informare bisogna capire se il bambino o la bambina sono spaventati e quali siano le informazioni che hanno acquisito.
3 – Saper ascoltare
Anche se la spiegazione che viene fornita non è del tutto razionale, “l’importante è non ridere e non ridicolizzare i bambini per quello che ci dicono. Per i bambini le paure sono molto reali. Se li facciamo vergognare delle loro paure blocchiamo la comunicazione, mentre in questo momento così delicato è importante che sentano di potersi confidare con noi”.
4 - Cercare una spiegazione adatta alla fascia d’età
“I bambini piccoli sotto i sei anni devono ricevere spiegazioni molto semplici, ad esempio, ci sono molti virus, alcuni fanno venire il mal di pancia mentre altri il raffreddore. Questo è un virus particolare perché gli piace viaggiare, e noi dobbiamo fargli passare la voglia di viaggiare altrimenti fa venire la febbre a troppe persone”.
“Le spiegazioni da semplici a elaborate cambiano a seconda dell’età e del livello di maturità. Dagli 8 o 9 anni in su, si può cercare di coinvolgerli in ricerche che possano appassionarli alla scienza”.
L'autrice quindi consiglia di “approcciare la cosa con uno spirito di positività e sfruttare la situazione come un’occasione per condividere un amore per la scienza e per l’impatto che la scienza può avere per uscire dall’emergenza”.
5 - Creare una routine e trasformare le buone pratiche in un gioco
Come succede in Italia dove le scuole sono chiuse, anche in Australia potrebbe essere una buona idea integrare le pratiche igieniche e le regole di distanza sociale in “una nuova struttura quotidiana, per evitare che i bambini sviluppino sentimenti di ansia o di depressione”.
“Ci sono molte fasi della crescita in cui i bambini rifiutano le regole, vanno alla ricerca del conflitto, ci fanno impazzire. Fargli visualizzare il virus come un cattivo dei cartoni animati e le buone pratiche come lavarsi le mani come un modo per sconfiggere il cattivo, aiuta sia i bambini a sentirsi protagonisti dei processi legati alla propria igiene che i genitori a non dover affrontare queste pratiche. Comportamenti che in questa situazione devono ripetersi molto di più senza eccessivi conflitti”.
I bambini amano le spiegazioni, chiedono sempre "perché?". Quando non hanno spiegazioni o vedono chi hanno intorno avere ansia, hanno paura di chiedere e cercano spiegazioni altrove.
Tra l’altro, ricorda l’autrice, si tratta di un banco di prova per la comunicazione del COVID-19, ma non solo. “In questa circostanza non stiamo solo insegnando ai bambini a lavarsi le mani e ad essere più responsabili della propria igiene. La cosa più importante che possiamo fare è mostrare, con il nostro esempio, come ci si comporta in un’emergenza o quando affrontiamo una crisi nella vita”.