I “ritratti del Fayyum” indicano una serie di tavolette lignee raffiguranti la persona defunta che ricoprivano i volti di alcune mummie egizie d'età romana.
Il nome deriva da Fayyum, a sud de Il Cairo in Egitto, il luogo da cui proviene la maggior parte delle opere che vengono datate tra I secolo A.C. e III secolo D.C.
“L’Egitto, dopo la conquista di Alessandro Magno, aveva subito grandi influenze greco-macedoni; infatti Cleopatra era la discendente del generale Tolomeo. Poi passarono dei secoli, arrivò Giulio Cesare che da Cleopatra ebbe un figlio, Cesarione, e poi ci fu la famosa storia di Cleopatra e Marco Antonio.
Dopo l’Egitto diventò una provincia romana estremamente importante per l'esportazione di cereali, tanto da essere poi definita 'il granaio di Roma'”, ricorda il presidente del Dante Alighieri Society di Sydney Fabio Carosone.
L’importanza commerciale dell’Egitto per Roma fece sì che si formasse una classe molto agiata di commercianti romani, trasferiti nella provincia, che assorbì molti costumi locali e in particolare l’uso di imbalsamare i defunti.
“I ritratti che venivano posti sulle mummie sono estremamente realistici, di una modernità fotografica straordinaria. Di questi ritratti abbiamo testimonianza anche a Pompei, ma erano appesi ai muri come oggi teniamo in casa i ritratti dei nonni”, prosegue Carosone.
La Dante Alighieri Society di Sydney dedica una conferenza online presentata dalla docente di arte dell'Università di Notre Dame di Sydney, Karen McCluskey, il 3 dicembre 2020.
Ascolta l'intervista a Fabio Carosone:
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