Il vaso di Pandora nella mitologia greca conteneva tutti i mali e Pandora, vinta dalla curiosità, lo aprì condannando l’umanità intera.
Il nome di Pandora è tornato in questi giorni, per quella che è stata definita la più grande collaborazione giornalistica di sempre sulla base della pubblicazione di quasi 12 milioni di documenti segreti, una delle fughe di dati più significative nella storia.
I Pandora Papers, di cui si è avuta notizia soltanto questa settimana, gettano luce su uno degli ultimi grandi segreti rimasti: la gestione finanziaria offshore, di per sé consentita ma che si presta a utilizzi illegali legati non solo all’evasione fiscale, ma anche a riciclaggio, frode e sostegno al crimine organizzato.
A raccogliere questi documenti è stato l’ICIJ (International Consortium of Investigative Journalists) dove ha base la giornalista investigativa e videoreporter Scilla Alecci, che aveva già lavorato in Giappone sui Panama Papers in un’inchiesta premiata con il premio Pulitzer.
Differentemente da ogni inchiesta precedente, come quella dei Panama Papers del 2016, i Pandora Papers - spiega Alecci ai microfoni di SBS Italian - provengono da 14 studi legali e fiduciarie in diverse parti del mondo e "ci permettono veramente di vedere come il sistema della finanza offshore funzioni", esplorando "tutti gli elementi di questo sistema globale".
Sono moltissimi i nomi noti coinvolti, tra leader in carica e del passato, celebrità, imprenditori in 11.903.676 files, contenenti documenti, immagini, tabelle ed email.
Colpisce particolarmente, secondo Scilla Alecci, la presenza di numerosi politici.
Abbiamo trovato politici che, mentre pubblicamente promettevano di voler colpire l'evasione, l'elusione e aumentare la trasparenza nel loro Paese, poi sfruttavano la segretezza dei paradisi fiscali per investire in immobili o proteggere il proprio patrimonio.

Scilla Alecci, giornalista investigativa e videoreporter all'International Consortium of Investigative Journalists. Source: ICIJ/Allison Shelley
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