I lockdown che hanno caratterizzato la pandemia in varie parti del mondo hanno portato molti di noi a ricorrere sempre più spesso agli acquisti online, e questo ha causato un forte stress sul sistema di trasporto merci internazionale.
Punti chiave:
- Nel corso della pandemia si è innescata una penuria di container
- la domanda ha superato la disponibilità di mezzi per il trasporto delle merci
- I costi delle spedizioni navali transoceaniche sono aumentati notevolmente
Alessio Bartoli è Business Development Manager di Albini e Pitigliani SPA, un'azienda italiana che si specializza nelle spedizioni tra Italia ed Australia.
"Le compagnie navali negli anni prima della pandemia per lo più non registravano profitti ma perdite", spiega al microfono di SBS Italian.
Dopo un'iniziale contrazione del commercio all'inizio della pandemia, si è registrata una inversione di tendenza: "passata la prima ondata sono ri-iniziate le produzioni in maniera importante, perché non potendo spendere in servizi le persone hanno cominciato a spendere maggiormente in beni".
Improvvisamente però le navi disponibili per i trasporti delle merci sono diventate troppo poche per rispondere al crescente volume di richieste.
"In tutto il mondo si è venuto a creare uno squilibrio", aggiunge Bartoli, "non solo di capacità di stiva ma anche di disponibilità di contenitori".
L'unica soluzione sarebbe immettere nuove navi nel sistema internazionale, ma non si tratta di una soluzione implementabile a breve termine.
I prezzi per il momento sono aumentati vertiginosamente, osserva Bartoli, e chi pagherà è il consumatore finale.
"Si inizierà a intravedere la luce in fondo al tunnel non prima della fine del 2022".
Ascolta l'intervista ad Alessio Bartoli
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