Primo Levi a cento anni dalla nascita

Primo Levi seduto alla scrivania mentre legge con una sigaretta in mano - sullo sfondo scaffali con libri, circa 1960

Primo Levi seduto alla scrivania mentre legge con una sigaretta in mano - sullo sfondo scaffali con libri, circa 1960 Source: public domain

Lo scrittore italiano Primo Levi nacque 100 anni fa. Divenne noto in tutto il mondo grazie al libro Se questo è un uomo, il racconto del suo anno di prigionia ad Auschwitz. La ricercatrice Mirna Cicioni spiega perché i suoi libri sono ancora rilevanti.


Primo Levi era nato il 31 luglio del 1919 a Torino, da una famiglia di origini ebraiche, e nel capoluogo piemontese frequentò le scuole fino al 1938; riuscì a finire il corso di chimica all’università perché, in base alle leggi razziali promulgate quell’anno che escludevano gli ebrei dalle scuole, chi aveva già iniziato poteva terminare gli studi. Entrato a far parte di una banda partigiana, Levi venne arrestato nel dicembre del 1943, riconosciuto come ebreo e deportato nel campo di concentramento di Auschwitz.

Il primo libro lo scrisse al ritorno dalla prigionia: Se questo è un uomo, questo il titolo, narra la sua esperienza nel lager. Fu uno dei primi memoriali scritti da un sopravvissuto della Shoah, e dopo un’iniziale difficoltà a trovare una casa editrice, e una prima pubblicazione cui fece seguito un successo editoriale limitato, venne poi ripubblicato da Einaudi. A questa pubblicazione fecero seguito le traduzioni in inglese e in tedesco e la successiva notorietà internazionale.

"Avevo vent’anni, ero in vacanza in Norvegia e trovai una copia di Se questo è un uomo. Fu un pugno nello stomaco, che mi aprì gli occhi su diverse cose”, ricorda ai microfoni di SBS Italian Mirna Cicioni, ricercatrice onoraria ed ex docente alla La Trobe e alla Monash University di Melbourne.

Secondo la ricercatrice, i libri scritti da Primo Levi sono tuttora rilevanti: "anche cento anni dopo la sua nascita, vale la pena leggere Primo Levi, non solo per la sua testimonianza sui campi di sterminio, su cosa succedeva, come funzionavano, come venivano trattati i deportati, ma anche, e direi soprattutto, per le lezioni che si possono trarre da questa esperienza collettiva della deportazione e dei lager”.


A questo proposito Mirna Cicioni cita l'introduzione di Primo Levi a Se questo è un uomo: “A molti, individui o popoli, può accadere di ritenere, piú o meno consapevolmente, che «ogni straniero è nemico». Per lo piú questa convinzione giace in fondo agli animi come una infezione latente; si manifesta solo in atti saltuari e incoordinati, e non sta all'origine di un sistema di pensiero. Ma quando questo avviene, quando il dogma inespresso diventa premessa maggiore di un sillogismo, allora, al termine della catena, sta il Lager”.

Per ascoltare l'intervista integrale a Mirna Cicioni, in cui abbiamo ripercorso la vita e le opere di Primo Levi, clicca sull'audio player in alto.
Il 29 luglio 2019 Mirna Cicioni ha iniziato un ciclo di lezioni in inglese dedicato a Primo Levi e alle sue opere presso il Jewish Museum di Melbourne, corso presentato con il Jewish Holocaust Centre, l'Italian Cultural Institute Melbourne – IIC Melbourne e il CO.AS.IT.

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