La Reserve Bank of Australia ha scelto di mantenere il tasso d’interesse fermo al 3.85 per cento, smentendo le previsioni che ipotizzavano un secondo taglio consecutivo dopo quello dello scorso mese.
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È stata una scelta dettata da fattori globali più che interni, come spiega a SBS Italian il professor Massimiliano Tani, economista della University of New South Wales di Canberra.
“I motivi sono due: gli Stati Uniti continuano a creare molta incertezza nei mercati e, collegato a questo, non sappiamo se e come i dazi impatteranno l’economia australiana”, spiega Tani.
Nonostante l’inflazione australiana sia scesa al 2.1 per cento, la Governatrice della Reserve Bank, Michelle Bullock, ha ribadito che ulteriori riduzioni dei tassi arriveranno solo se i dati confermeranno che l’inflazione è davvero sotto controllo.
“L’istituzione deve essere conservatrice, è garante del sistema australiano. Internamente le cose vanno bene, ma l’instabilità che arriva dall’America frena i piani futuri della Banca Centrale", continua Tani.
Sul piano globale, la reimposizione delle tariffe commerciali da parte degli Stati Uniti potrebbe tradursi in un generale aumento dei prezzi.
“Le imprese vedranno aumentare i costi a causa dei dazi, e questo finirà per ricadere sui consumatori”, conclude Tani.