L'ospite di questa settimana di "Australia Istruzioni per l'uso", la nostra rubrica sulla nuova immigrazione italiana in Australia, è Manuela Camporaso, 35enne di Battipaglia residente a Sydney.
Nel giugno 2014 Manuela è venuta in Australia con il suo partner inglese, che aveva incontrato in Olanda un paio di anni prima. “La decisione era maturata perché non eravamo molto felici del nostro lavoro e del nostro salario”, ricorda Manuela.
Insieme, armati di working holiday visa, sono andati a Sydney per tre mesi, e poi sono andati in Tasmania, dove hanno lavorato anche nel settore agricolo. In seguito sono passati allo student visa, grazie ad un corso per personal trainer, ma si sono scontrati prima con le difficoltà burocratiche nella fase della richiesta e poi con le limitazioni imposte dal visto, con il quale non si può lavorare più di 20 ore a settimana. Manuela non usa mezze parole: descrive il suo come un “calvario”.
“Non è tutto quello che ci si aspetta, bisogna lavorare duramente, a volte fare dei lavori occasionali in più rispetto a quello che si fa già”, spiega Manuela, che per qualche tempo ha lavorato come bigliettaia, e alle prese con la clientela si è scontrata più volte con la sensazione di non essere del tutto benvenuta down under. Manuela ritiene che il suo compagno, inglese, abbia avuto meno difficoltà per via della vicinanza culturale maggiore, ma non solo.
“Per quanto l’Australia voglia sembrare un Paese meritocratico in realtà sono favoriti gli anglosassoni”, sostiene Manuela, che definisce la differenza di trattamento verso immigrati non anglosassoni “impressionante”. Secondo lei questa discriminazione nei confronti degli stranieri non esisterebbe in Italia.
Manuela si sentiva più rispettata in Europa, e ora non esclude di tornare là.
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