Australia, Cina e la politica del "Wolf Warrior"

China's Foreign Ministry spokesman Zhao Lijian

Source: AAP Image/AP Photo/Andy Wong

Gabriele Battaglia analizza le motivazioni dietro alla diffusione da parte di un portavoce del governo cinese di un fotomontaggio che rappresenta un soldato australiano che commette atrocità in Afganistan.


Il governo australiano ha definito "ripugnante" il fotomontaggio diffuso sui social media dal portavoce del ministro degli esteri Zhao Lijian che mostra un soldato australiano tagliare la gola di un bambino afghano. 

Canberra ha chiesto le scuse ufficiali a Pechino, ottenendo come unico effetto quello di aumentare la temperatura dello scontro.

Il governo cinese ha risposto di attendersi a sua volta scuse formali, ribadendo che il governo australiano dovrebbe vergognarsi dell'uccisione illegale di almeno 39 civili afgani da parte delle sue truppe speciali.
controversial tweet
Questo fotomontaggio è stato twittato dal portavoce per la Cina Zhao Lijian. Una parte è stata offuscata dall'SBS. Source: Twitter: Lijian Zhao
In più è arrivata l'accusa di stare soffiando sul nazionalismo domestico contro la Cina.

Sullo sfondo, un nuovo tipo di diplomazia in contrasto con i tradizionali metodi di Pechino: la cosidetta "Wolf Warrior diplomacy".

Secondo Il giornalista Gabriele Battaglia questo tipo di diplomazia, che è una tendenza in Cina da un paio d'anni, fa anche uso delle "fake news".  

"Hanno ripreso un fotomontaggio che aveva fatto un artista cinese nei giorni precedenti", ha dichiarato Battaglia. 

"La 'wolf warrior diplomacy' è un po’ un tendenza in Cina per cui ci sono queste figure diplomatiche che hanno un atteggiamento sempre più assertivo, scavalcano anche delle fake news, le diffondono". 

Secondo Battaglia è difficile capire esattamente quale siano le motivazioni dietro a questo stile di comunicazione. 

"C’è il desiderio di compiacere quello che è un po' lo spirito dell'epoca: lo spirito nazionalista della Cina. E quindi tutti i diplomati colgono il messaggio e cercano di compiacere il potere centrale", ha affermato Battaglia. 

Spesso i funzionari cinesi usano Twitter per lanciare questi tipi di messaggi, che è una "social media platform" bandita in Cina, spiega Battaglia. 

"In quest'epoca vale un po' tutto...Siamo nell’epoca delle fake news", ha aggiunto.  

Ascolta l'intervento di Battaglia:
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