È dallo scorso venerdì 18 ottobre che in tutto il Cile si è scatenato il caos a seguito dell'annuncio da parte del governo dell'aumento della tariffa del biglietto della metropolitana di 30 centesimi di pesos cileni, portandolo da 800 a 830 pesos cileni, equivalenti a1,70 dollari australiani.
Ma questa è solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso in un paese in cui, come sottolinea l'organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), la profonda disuguaglianza della popolazione e la ridotta produttività sono il vero ostacolo allo sviluppo.
Secondo i dati rivelati nell'ultimo rapporto elaborato dalla Commissione Economica per l'America Latina ed il Caribe (CEPAL) nel 2017 il 26,5% della ricchezza del paese sarebbe rimasto in mano a solo l'1% della popolazione più ricca del Cile, un paese dove il salario minimo è di 301,000 pesos cileni, ovvero circa 600 dollari australiani, e dove la metà dei lavoratori riceve uno stipendio equivalente o inferiore a 400.00 pesos cileni, poco piu di 800 dollari australiani.
Il problema è però che il costo della vita si avvicina di più a quello dei paesi europei o a quello dell'Australia, che a quello del resto dei paesi dell'America Latina.
"No es por 30 pesos, es por 30 años" ovvero "non è per i 30 pesos, ma è per i 30 anni", è la frase che viene ripetuta in questi giorni nel contesto di una vera e propria crisi sociale che sta devastando un paese che, fin'ora, era visto come il modello da seguire, il paese più stabile del Sud America.
A partire dal 20 ottobre in diverse città l'esercito ha proclamato lo stato di emergenza ed anche il coprifuoco, a partire dalle 19.00 fino alle 6.00 del mattino, provvedimento che non veniva preso dagli anni del Golpe militare di Pinochet del 1973.
Alle violente proteste si sommano non solo i saccheggi e gli incendi nei supermercati, gli incendi di diverse stazioni della metropolitana a Santiago, la devastazione di centinaia di edifici pubblici, storici e non, in molteplici città ma anche la morte di 11 persone. Questo il bilancio attuale.
"E' una situazione che è scoppiata sia violentemente, che inaspettatamente" ed è per questo, spiega a SBS Italian Claudio Curelli, Presidente del Comites del Chile residente a Santiago, che "ci ha spaventato tantissimo".
L'esercito è sceso in piazza nella gestione dell'ordine pubblico insieme ai carabinieri, situazione che per tanti riporta in vita i fantasmi e le paure del golpe militare del 1973 di Augusto Pinochet. Anche se, racconta Curelli, a sentire le testimonianze di coloro che il Golpe lo hanno vissuto "dal punto di vista dei danni" la situazione attuale è molto peggio, "una distruzione di questo tipo non si era mai vista, almeno in termini di infrastruttura di proprietà pubblica", neppure durante i terremoti ai quali il Cile è tanto abituato.