Andrea Belotti è arrivato down under due anni fa grazie alla Kask, un'azienda bergamasca che produce caschi sportivi e da lavoro che aveva deciso di aprire una filiale in Australia e in Nuova Zelanda. E che per questo era alla ricerca di un responsabile per la nuova struttura.
Dopo un'esperienza in Gran Bretagna, il 41enne lombardo aveva voglia di lanciarsi in un'avventura più affascinante e totalizzante. E quando è spuntata l'ipotesi di trasferirsi a Melbourne assieme alla moglie Fiorenza, il Belo non ci ha pensato due volte.
"È stato un po' un salto nel buio, ma ne è valsa la pena"

Andrea Belotti a Sydney Source: Supplied
"In Australia c'è un'efficienza incredibile e c'è una grande attenzione all'utente finale"
Nonostante l'esperienza di vita a Melbourne e in giro per l'Oceania sia molto positiva sul piano lavorativo, Andrea si è però anche dovuto scontrare con alcune differenze culturali e con una tendenza alla chiusura degli australiani che - racconta - lo hanno portato a integrarsi più con la comunità italiana che con i locali.
In barba a tutti gli stereotipi, nei suoi due anni di vita agli antipodi il 41enne bergamasco ha anche riscontrato che in Italia c'è una maggiore propensione all'impegno sul lavoro ('se ce n'è ancora da sbrigare nessuno si sogna si chiudere il computer alle 5 del pomeriggio') e poi che la sua squadra del cuore ottiene risultati migliori da quando si è trasferito a 16mila chilometri di distanza.
Se non altro adesso, con la storica qualificazione della sua Atalanta alla prossima Champions League, dopo due anni di assenza dall'Italia Andrea Belotti sa esattamente quando tornerà a far visita ai suoi genitori. "E a questo punto voglio un girone con Barcellona, Real Madrid o Manchester City".