Due giovani artisti europei si sono messi in gioco in prima persona con un intervento in uno dei campi profughi principali della Grecia. La street artist romana Alice Pasquini, autrice del murale del Museo Italiano di Melbourne, e il giovane artista di origine greca Achilleas Souras hanno realizzato un progetto artistico che ha coinvolto attivamente i bambini ospiti della struttura. Oltre 180 minori, di età comprese tra i 3 e i 17 anni, si sono uniti ad Achilleas e Alice nel Skaramagkas Open Accommodation Site di Atene, nell'evento organizzato da UNICEF e Elix, una ONG locale.
“È difficile chiamare casa un luogo del genere, ma è comunque un luogo sicuro per chi come quei bambini viene da Paesi dove la situazione è molto più triste” Alice Pasquini

Achilleas Souras with some of the kids Source: courtesy of Unicef
“I bambini sono abbracciati come se attraversassero quel muro (...) L’idea era anche rappresentare quello che è per loro l’amicizia, la solidarietà che si crea in questo posto, per superare insieme le difficoltà e andare oltre il muro” Alice Pasquini

A young refugee at the workshop Source: courtesy of Unicef
Alice Pasquini non è nuova a interventi di questo tipo: ha lavorato infatti in altri luoghi di "frontiera", per esempio in centri Caritas in Italia. "Dipingere sui muri diventa quasi una responsabilità per me", spiega Alice, ricordando come anche il murale che ha dipinto a Melbourne sulla parete esterna del Museo Italiano riguardasse un contesto di migrazione.
Per canto suo Achilleas, che ha solo 18 anni, aveva già fatto parlare di sé alcuni anni fa con un'opera dedicata alla crisi dei rifugiati nel Mediterraneo. SOS era un'installazione che mirava ad essere “una risposta all'attuale crisi dei rifugiati”. Usando dei comuni giubbotti di salvataggio, ovvero quel che restava di migliaia di tentativi di raggiungere l'Europa attraverso il Mar Mediterraneo, Achilleas aveva creato degli igloo, simbolico luogo di rifugio. L'acronimo SOS stava per Save Our Souls.

Alice Pasquini at work Source: Solomon Athanatos Unicef 2018
Se in entrambi i casi Achilleas si è occupato di rifugiati e migranti, il giovane artista sottolinea che gli “igloo erano un modo per sensibilizzare l'opinione pubblica, mentre questo murale era un intervento più concreto”. Alice e Achilleas hanno passato un pomeriggio di gioia e spensieratezza con i piccoli ospiti del centro profughi, e ad Achilleas piace pensare che "dopo aver contribuito al murale, i bambini abbiano fatto proprio quel posto, che sia diventato un luogo d'incontro".
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