A una settimana dall’attentato terroristico di Bondi, la risposta politica e istituzionale dell’Australia entra in una fase cruciale. Il primo ministro Anthony Albanese è sotto crescente pressione affinché incarichi una Royal Commission per indagare sull’attacco e sull’antisemitismo, come richiesto a gran voce dall'opposizione.
La leader liberale, Sussan Ley, ha indicato la necessità di approfondire temi come l’estremismo islamico radicale, le procedure di concessione di visti e cittadinanze, e la cooperazione tra livelli di governo, spiegando che solo una Commissione Reale potrà garantire piena trasparenza e responsabilità.
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Un'immagine del funerale del rabbino Eli Schlanger, una delle vittime dell'attentato di Bondi Source: AAP / KATE GERAGHTY/AAPIMAGE
Anthony Albanese ha finora resistito alle richieste di un’inchiesta formale con pieni poteri, sostenendo che le priorità immediate siano sicurezza, prevenzione e riforme legislative. In questo senso, il suo governo ha annunciato una revisione delle agenzie di intelligence e delle forze dell’ordine, insieme al più grande piano nazionale di riacquisto delle armi da fuoco dal 1996.
Con il programma dovrebbero essere acquistate centinaia di migliaia di armiAnthony Albanese
L'esecutivo federale vuole cioè comprare dai cittadini le armi “in eccesso”, ossia in più rispetto a quelle detenute con regolare permesso, quelle illegali e anche quelle che lo diventeranno dopo che avrà ulteriormente inasprito le regole sul loro possesso. Il primo ministro Anthony Albanese ha specificato che con il programma dovrebbero essere acquistate "centinaia di migliaia di armi".
Nei piani del governo, il riacquisto dovrebbe essere gestito a livello locale, e finanziato per metà dagli Stati e per metà dal governo centrale. Ma il progetto dovrà prima essere approvato dal Parlamento.
Parallelamente, il parlamento del New South Wales è stato richiamato per due giorni per accelerare l'approvazione di un pacchetto di leggi che include limiti più stringenti sul numero di armi possedute, il divieto di simboli legati a organizzazioni terroristiche e nuove restrizioni alle proteste in caso di dichiarazione formale di incidente terroristico.
Le misure hanno già sollevato critiche incrociate: i Nationals contestano i limiti al possesso di armi, mentre i Greens denunciano il rischio di una compressione dei diritti civili, in particolare sul diritto di protesta.
Nel mezzo restano le domande sulla prevenzione, sulla radicalizzazione e sull’equilibrio tra sicurezza e libertà. Un dibattito che, dopo Bondi, segna un nuovo passaggio nella riflessione nazionale australiana su terrorismo, antisemitismo e coesione sociale. Di tutti questi temi abbiamo parlato con Paul Scutti.
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Il premier del NSW Chris Minns Source: AAP / STEVEN SAPHORE/AAPIMAGE




