Con un annuncio ufficiale del primo ministro Anthony Albanese, il governo australiano ha deciso di estendere anche a YouTube il divieto d’uso per i minori di 16 anni, già in vigore per piattaforme come TikTok, Snapchat e Instagram. La misura, che rientra nel piano nazionale per un "web più sicuro", è motivata dalla necessità di proteggere i più giovani da contenuti inappropriati e da potenziali dipendenze.
Il primo ministro ha denunciato il ruolo degli “algoritmi predatori” nel condizionare i comportamenti dei ragazzi, mentre la ministra per le comunicazioni, Anika Wells, ha aggiunto che la decisione segue le raccomandazioni dell’eSafety Commission, secondo cui YouTube rappresenta oggi il principale punto di esposizione a rischi come adescamento, bullismo e contenuti dannosi.
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Ma la norma, pur animata da intenti protettivi, solleva innanzitutto interrogativi sull’efficacia dei metodi di verifica dell’età. Le tecnologie di 'age assurance' testate finora – dal riconoscimento facciale all’analisi del comportamento online – si sono rivelate imprecise e spesso invasive. E proprio il rispetto della privacy è uno dei nodi più critici.
Contro il provvedimento si sono espressi opposizione e Verdi, ma anche alcuni content creator. Tra i critici anche Vincenzo Prosperi – youtuber con oltre 1,5 milioni di iscritti in tutto il mondo sulla sua pagina Vincenzo’s Plate – che distingue nettamente questa piattaforma dai social media 'tradizionali'.
Il divieto è un po’ ridicolo, è meglio che siano i genitori a mettere i filtriYuri, 14 anni, da Melbourne
“YouTube è uno streaming service, come Netflix, ed è una piattaforma educativa, informativa. Non è fatto per condividere selfie o storie: è potente perché ti consente di vedere quello che vuoi, quando vuoi", afferma Vincenzo al microfono di SBS Italian.
Da padre, poi, Vincenzo aggiunge e specifica: “Il contenuto per bambini è protetto, ma può certamente creare dipendenza, come la TV o l’iPad. Per questo credo che i genitori dovrebbero vigilare. Penso che il governo dovrebbe sedersi a tavolino con i creators che fanno contenuti per bambini. YouTube non è TikTok: ci sono canali educativi che fanno lavorare persone e aiutano le famiglie. Bloccarli tutti non è la soluzione”.

La Ministra delle Comunicazioni, Anika Wells, accanto al primo ministro Anthony Albanese nel corso della conferenza stampa a Canberra Source: AAP / MICK TSIKAS/AAPIMAGE
Nel dibattito emerge anche un sospetto: riservare l’accesso a un pubblico adulto potrebbe avvantaggiare gli inserzionisti – in particolare nel settore del gioco d’azzardo online – eliminando vincoli sulla pubblicità. Insomma, la questione resta aperta.