Naufragio di migranti in Calabria: una testimonianza da chi è sul posto

Over 60 People Drown In Shipwreck Off Italian Coast

STECCATO DI CUTRO, ITALIA - 2 marzo: Familiari di alcune vittime afgane sono giunti dalla Germania per cercarne i resti e dar loro sepoltura. Credit: Alessio Mamo/Getty Images

In seguito al tragico naufragio avvenuto lo scorso 26 febbraio al largo delle coste calabresi, molti comuni vicini a Steccato di Cutro hanno dichiarato il lutto cittadino. Molti hanno espresso solidarietà, qualcuno ha offerto i propri loculi al cimitero così che le vittime possano trovare sepoltura.


IN evidenza
  • Sono più di ventimila le persone annegate nel Mediterraneo dal 2014 ad oggi
  • Al largo di Steccato di Cutro sono morte almeno 72 persone, ma ne mancano all'appello altre 30 o 40
  • Sulla vicenda è in corso un'indagine
La tragedia consumatasi di recente a Steccato di Cutro in provincia di Crotone, in Calabria, rappresenta una delle stragi più grandi avvenute nel tentativo di raggiungere l'Europa.

Clicca sul tasto 'play' in alto per ascoltare l'intervista al giornalista Carlo Macrì

A bordo del peschereccio partito da Smirne, in Turchia, c’erano uomini, donne e bambini: afghani, pakistani, siriani, ma anche iraniani, somali e palestinesi, che hanno perso la vita a 100 metri dalla costa.

I supersititi sono sotto shock. Il giornalista del Corriere della Sera, Carlo Macrì, che si trova sul posto, racconta che "c'è, per esempio, un ragazzo di 12 anni che ha perso i genitori, e che dal giorno della disgrazia sta sempre a letto. Non parla con nessuno e soprattutto sta al telefono non si capisce con chi".
Le squadre di soccorso pattugliano intanto la costa nel tentativo di recuperare i corpi di chi manca ancora all'appello. Nella giornata di martedì sono stati recuperati quelli di una bambina di tre anni e di una donna.

La comunità locale si è stretta intorno ai superstiti. Molti hanno messo a disposizione i loro spazi al cimitero, moltissimi chiedono a gran voce che le istituzioni si occupino della questione migratoria in modo più umano ed efficace.

Macrì ha sottolineato che "solo quest'estate, in provincia di Reggio Calabria, senza che nessuno se ne accorgesse, sono sbarcate più di 1000 persone".

Alle bare delle vittime ancora senza nome vengono assegnate cifre identificative provvisorie. KR86M0, ad esempio, dove KR vuol dire Crotone, 86 vuol dire che è stata la ottantaseiesima persona ad essere recuperata, M vuol dire che era un maschio e 0 vuol dire che non aveva compiuto nemmeno un anno di vita.

Macrì continua: "c'è poco da dire (...). Con le assi della barca che si è disintegrata sugli scogli, è stata costruita una croce che sarà portata in via crucis".
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Una croce formata dai resti del naufragio. Credit: Courtesy of Carlo Macrì
Nel frattempo ci si interroga sull'efficacia delle politiche adottate fino ad oggi dai vari governi. Bisogna dire, sottolinea Macrì, "che gli scafisti hanno deciso la traversata, sviluppando questa rotta, proprio perché non ci sono le ONG in mare e quindi sono abbastanza liberi". Macrì conclude dicendo: "c'è un'inchiesta in corso che spero possa portare a qualcosa".

Sulle dinamiche dei soccorsi il procuratore di Crotone Giuseppe Capoccia ha aperto un secondo fascicolo (al momento senza indagati e senza ipotesi di reato) insieme al pm Pasquale Festa, in parallelo all’indagine per naufragio e omicidio colposo aperta a carico dei presunti scafisti. La Procura intende accertare quali decisioni siano state prese dopo la segnalazione di Frontex delle 23.03 di sabato 25 e se nella catena dei soccorsi ci siano state omissioni penalmente rilevanti.

Nella giornata di martedì 7 marzo si è intanto tenuta l'informativa alle Camere del ministro Matteo Piantedosi. "Per la doverosa ricostruzione dei fatti, che in quella sede deve avvenire - ha dichiarato il ministro - sulla vicenda sta indagando la Procura della Repubblica di Crotone. Attenderemo, pertanto, con fiducia e rispetto l'esito degli accertamenti giudiziari".

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