"Unaustralian" per alcuni, dato che le spiagge qui sono da sempre libere; per altri, un'opportunità imprenditoriale e un servizio nuovo di cui molti utenti potrebbero godere. La recente proposta di "privatizzazione" di parte di Bondi Beach durante la stagione estiva fa discutere gli abitanti di Sydney.
IN PRIMO PIANO
- Un massimo di 100 bagnanti pagherebbero 80 dollari per un turno di due ore in un'area esclusiva della celebre spiaggia
- L'area occupata dallo stabilimento corrisponderebbe a circa il due per cento dell'area totale
- Esistono petizioni online sia a favore che contrarie alla creazione dello stabilimento
Il primo beach club di stile europeo è stato aperto a Glenelg, in South Australia, nel 2018. L'anno precedente, sempre in South Australia, una petizione riuscì a convincere l'amministrazione locale a rimuovere i parchimetri davanti a Henley Beach.
Le spiagge australiane in generale, e Bondi in particolare, sono in genere libere da stabilimenti in stile italiano, con tanto di sdraio, lettini e ombrelloni a pagamento.
La proposta fatta per Bondi è di chiara ispirazione italiana, si chiamerebbe infatti Amalfi Beach Club, e secondo gli organizzatori darebbe un utile sostegno ai business locali, dopo un periodo reso difficile dalla pandemia di coronavirus che ha imposto un duro stop al turismo.
Secondo voi le spiagge australiane devono restare libere? Ne abbiamo parlato oggi in diretta con i nostri ascoltatori.
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Le persone in Australia devono stare ad almeno 1,5 metri di distanza dagli altri. Controllate le restrizioni del vostro stato per verificare i limiti imposti sugli assembramenti.
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