Ogni anno da trent’anni a questa parte (con l’eccezione del 2020 segnato dalla pandemia), le Nazioni Unite si incontrano nel più importante evento globale sul clima.
Conosciute con l’acronimo COP (Conference of the Parties), le Conferenze delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2025 hanno in passato prodotto trattati fondamentali, tra cui l’Accordo di Parigi di cui quest’anno ricorre il decennale, così chiamato perché quell’anno la COP era proprio nella capitale francese.
Dal 10 al 21 novembre è in corso la COP30 a Belém in Brasile, dove i lavori proseguono, anche se al momento i risultati dei negoziati non sembrano rivoluzionari come quelli conseguiti a Parigi nel 2015.
"C'è tanta urgenza, qualche passo avanti, ma il ritmo non è ancora all'altezza della crisi", secondo Monica Ellena, capo della comunicazione del centro per la giustizia climatica per Care International, in questi giorni a Belém.
Da oggi "si entra nella fase più decisiva e più politica della Conferenza delle parti", spiega Ellena, in quanto nella seconda settimana di lavori è prevista la presenza dei ministri dei vari Paesi.
Abbiamo ancora una settimana davanti con l'impegno dei ministri. Fondamentalmente si tratta di volontà politica. La finestra per un compromesso ambizioso è stretta, però io non credo che sia chiusa.Monica Ellena, capo della comunicazione del centro per la giustizia climatica per Care International




