"Cornuti e mazziati: il nostro sogno australiano è andato in mille pezzi"

Immagine coppia

Un'immagine australiana dei due protagonisti di questa storia

Agenti di immigrazione poco competenti, richieste illegali di datori di lavoro ed errori (e colpe) nella compilazione dei documenti: ecco come una coppia di giovani italiani non ha ottenuto la residenza permanente.


"Voglio condividere la mia storia per cercare di rendere altri ragazzi consapevoli di quel che può succedere".

La ragazza (che chiede di rimanere anonima) mantiene un contegno e parla con tono serio, nonostante si senta lontano un miglio che la vicenda che sta per raccontarci non la lascia indifferente.

Partita dall'Italia con una laurea ottenuta a pieni voti, è arrivata in Australia quattro anni fa e si è subito scontrata con alcune difficoltà tipiche di chi entra in una società da straniera.

"Ho scoperto mio malgrado che qui gli immigrati non vengono valutati in base a quel che sanno fare o in base alla loro esperienza, ma innanzitutto a seconda del visto che hanno in mano".
L'inizio della relazione con un altro ragazzo italiano, arrivato in Australia qualche anno prima di lei e che aveva ricevuto dal datore lavoro una proposta di sponsorship, le ha aperto una strada alternativa.

Anch'essa, però, piena di curve pericolose.

"Ci siamo imbattuti in agenti di immigrazione svogliati e poco competenti. Gli errori che hanno commesso hanno rallentato la nostra prima pratica verso la residenza permanente", rivela la ragazza a SBS Italian.
Dopo aver investito tanto tempo e denaro, è stato uno schiaffo e un danno emotivo non da poco
Con lo scoppio della pandemia di Covid, la coppia italiana è rimasta bloccata down under, ma ha anche beneficiato di un cambiamento d'atteggiamento del governo australiano nei confronti di alcuni lavoratori stranieri.

Per far fronte alle necessità di alcuni settori, l'esecutivo federale ha offerto a molti immigrati una seconda chance per fare domanda per la residenza permanente.

Lì, però, è subentrato un nuovo ordine di problemi.

Pur di ottenere la prima sponsorizzazione, infatti, nel 2016 il giovane (che ha sempre lavorato come pizzaiolo) aveva accettato la proposta del suo datore di lavoro di presentare la richiesta come restaurant manager.

Nel momento di firmare le carte per la PR, però, il datore di lavoro ha imposto al ragazzo condizioni inaccettabili, chiedendogli per esempio la restituzione dei soldi versati per la Superannuation e la rinuncia alle ferie maturate.
Il giovane italiano non ha ceduto al ricatto, ma non ha potuto far valere i suoi diritti in quanto era a sua volta complice della falsa dichiarazione, di avere cioè dichiarato di essere impiegato come restaurant manager invece che come pizzaiolo.

Ancora una volta, quindi, la loro pratica si è inceppata.

Gabrielle Marchetti, avvocato di JobWatch e membro del COMITES del Victoria, sottolinea che i casi di richieste di visto sotto profili professionali non aderenti alla realtà non sono isolati, come non sono isolati i casi di sottopagamento o sfruttamento.

"L'errore è che poi l'impiegato ha paura di fare causa al datore di lavoro nel caso in cui costui faccia un domani la cosa sbagliata".
I diritti del lavoro qui in Australia si applicano nello stesso modo a tutti gli impiegati, non solo chi ha la permanent o la cittadinanza
Gabrielle Marchetti
Ci sono tuttavia delle possibili soluzioni, anche se non sono facili vie d'uscita se si è dichiarato il falso.

Marchetti sottolinea l'importanza di informarsi sui propri diritti e doveri, e ricorda che ci sono enti preposti alla tutela dei lavoratori e delle lavoratrici, come JobWatch e Fairwork Australia.

"I diritti del lavoro qui in Australia si applicano nello stesso modo a tutti gli impiegati, non solo chi ha la permanent o la cittadinanza", sottolinea Marchetti, "e gli impiegati hanno sei anni per fare causa se il datore di lavoro infrange le leggi in qualche modo".

A chi arriva dall'Italia, Gabrielle Marchetti suggerisce inoltre di rivolgersi ai COMITES (Comitati degli Italiani all'Estero) presenti in Australia per informarsi.
Ma torniamo alla giovane italiana che abbiamo intervistato.

"Dopo settimane di shock emotivo, mi resta l'amarezza nel riscontrare che un Paese come questo, fondato sull'immigrazione, lascia che accadano vicende del genere", spiega.

"Ci sentiamo bruciati da questa situazione. E forse adesso abbandoneremmo la lotta, se non ci fossero stati così tanti sacrifici e se non avessimo vissuto tanti anni difficili".
Stiamo ancora cercando di trovare un modo per poter rimanere, per non vedere andare in fumo tutto quello che abbiamo fatto
Invece, le energie investite e la speranza di rimanere in Australia rappresentano una calamita più forte della rabbia e della frustrazione. Pertanto, la giovane coppia italiana ha deciso di riprovarci. Partendo ovviamente da zero.

"A tanti ragazzi che stanno intraprendendo questo percorso mi sento di dire: 'Attenti, l'Australia non è il Paese dei sogni'".

"Col senno di poi, mi sarebbe piaciuto che qualcuno mi avesse aperto gli occhi prima che commettessimo quegli errori. Stiamo pagando care le conseguenze di una scelta sbagliata fatta a monte", conclude la ragazza.

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