"Di questo passo ci vorranno oltre 90 anni per smaltire le richieste di residenza permanente”

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I manifestanti del gruppo Visa 887 ad Adelaide (14/08/2022). Credit: Ragab Youssef

Dopo l’annuncio che il governo darà priorità alle richieste di visti temporanei inviate ‘off-shore’, un gruppo di immigrati in attesa da anni di residenza permenente ha deciso di scendere in piazza. Tra loro anche l’italiano Francesco Aimassi.


Francesco Aimassi lavora come guida turistica in Tasmania. Domani non sarà fuori dal Parlamento a Hobart per mostrare ai turisti le bellezze del luogo, ma per protestare.

Manifestazioni sono previste non solo nella capitale della Tasmania, ma anche ad Adelaide, Melbourne e Brisbane, organizzate da immigrati in attesa di 887, una sottoclasse di visti permenenti disponibile a chi vive e lavora in zone regionali.

A fine luglio, il ministro per l’immigrazione, la Cittadinanza e gli Affari Multiculturali Andrew Giles ha annunciato che sarebbe stata data priorità alle richieste di visti temporanei - di lavoro studenteschi e turistici - inviate dall’estero, “così che più persone possano viaggiare in Australia e contribuire alla crescita economica e aiutare con la carenza di manodopera”.

Una decisione che ha fatto infuriare i tanti residenti temporanei che da anni si trovano in Australia in attesa di un visto permanente, in particolare i 18.000 richiedenti di Visto 887 come Francesco.

“Non si tratta di creare una guerra tra poveri ma è un po’ come fare la fila dal panettiere; se arrivo alle 3 di fronte alla vetrina non è che chi arriva alle 3:30 mi passa davanti. Lavoro, pago le tasse, contribuisco all’economia, porto ‘skills’ nel Paese. Per dare un parvenza di ‘fairness’ credo che chi è qui da più tempo dovrebbe vedere il proprio turno rispettato”.
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Francesco Aimassi Credit: Francesco Aimassi
Francesco arriva in Australia nel 2015, fresco di laurea in Marketing e Comunicazione, per migliorare l’inglese a fare esperienze tramite un visto vacanza-lavoro.

Ispirato dalle bellezze naturali australiane, decide di intraprendere un percorso di studi nel settore del turismo e inizia a lavorare in un’agenzia di ecoturismo in Tasmania, dopo aver frequentato un corso TAFE a Hobart.

Proprio perche si trova in Tasmania - che è considerata una zona regionale - Francesco riesce ad ottenere un visto di lavoro temporaneo 489 (Skilled Regional Provisional visa) nel 2018.

Oltre all’investimento di tempo, la richiesta del visto rappresenta un importante investimento economico.

A far lievitare i costi (il costo del solo visto è 4,240 dollari), ci sono le traduzioni certificate, il test di lingua, la commissione dell’agente di immigrazione e gli spostamenti da un punto all’altro della Tasmania per incontrare il legale, per una spesa totale di circa 9.500 dollari.

A due anni dall’ottenimento del visto 489, avendo maturato i due anni di esperienza lavorativa nella zona regionale, nel 2020 Francesco richiede un visto di lavoro regionale 887 che gli permetterebbe di ottenere la residenza permanente.

La vita da residenti temporanei in Australia condiziona molte scelte.

Allo scoppio della pandemia, ad esempio, Francesco si trova ad un bivio: da una parte il desiderio di stare accanto alla propria famiglia in Italia e dall’altra il percorso intrapreso per costruirsi una stabilità in Australia.

“Sono state decisioni toste, non sapevo come sarebbe andata a finire. Ma avendo investito 9.500 dollari per la richiesta di 489 e 1.200 dollari per la 'PR' ho pensato fosse meglio proteggere il mio investimento”.

La decisione di rimanere in Australia non è l’unico compromesso che l’italiano si trova a fare per tutelare il proprio percorso verso la residenza permanente.

Quali sono le altre limitazioni alle quali costringe un visto temporaneo?

“È impensabile acquistare una casa, sia perché le banche non ti concedono prestiti sia perché dovresti pagare il 5/6% in più come investitore straniero”.

Inoltre, prosegue, non si ha una vera e propria libertà di muoversi nel mercato del lavoro: “Se sei su un visto temporaneo un datore di lavoro non investe su di te, inoltre in una zona regionale le possibilità sono molto limitate. Sulla carta non ci sono limitazioni, ma nella realtà molte”.

“Se in un anno non mi arriva il visto torno a casa, per fortuna non scappo da un Paese in guerra. Male che vado torno in Europa”.

Tutto questo fino a quando Francesco, che crede di essere ad un passo dall'obbiettivo, riceve una doccia gelata dal Dipartimento di Immigrazione un mese prima dello scadere dei 24 mesi di attesa previsti per ricevere l'agognata "PR".

“A settembre mi arriva una lettera dal governo in cui mi si dice che mi hanno esteso il visto 489 per altri due anni. La mia idea è cambiata, sono arrivato a 25 anni ed era tutto ‘wow’ ma la realtà ogni tanto viene a bussare e capisci che sì, ci sono possibilità ma non tutti possono accedervi e non tutti partono dallo stesso punto.”

Ragab Youssef è uno degli organizzatori delle manifestazioni che si terranno domani e il moderatore di un gruppo privato su Facebook che riunisce 10 mila richiedenti di visto 887. Ha raccontato ad SBS Italian i motivi che lo hanno spinto a organizzare le proteste.

“I tempi di attesa sono in generale incredibilmente lunghi, ma il visto 887 è un caso un po’ speciale: siamo oltre 18.000 persone e il governo sta concedendo di media 15 visti al mese. "Di questo passo ci vorranno oltre 90 anni per smaltire le richieste di residenza permenente”.

"Non si tratta di chiedere nulla in piu di quanto non fosse previsto quando abbiamo richiesto il visto", ha spiegato Ragab.
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I manifestanti del gruppo 887 ad Adelaide (14/08/2022). Credit: Ragab Youssef
Come ha poi raccontato ai microfoni di SBS Italian, sono molti gli ambiti in cui avere un visto temporaneo vincola le possibilità di chi risiede in Australia. Tra le altre cose, la moglie di Ragab non lavora perché la famiglia non può permettersi di pagare la retta dell’asilo senza il sussidio governativo, garantito solo a chi risiede in maniera permenente nel Paese.

Emanuela Canini, agente di immigrazione di base a Sydney, ha cosi commentato la vicenda di Francesco.

“E’ quello che è stato fatto nell’ultima decade, creare dei meccanismi per cui le persone si trovano in un ciclo vizioso di visti temporanei per anni, con cui lavorano e spendono, mentre le residenze permanenti vengono tenute sotto controllo”.

“Inoltre, nel caso di questi visti 489, c’è anche il vantaggio di mantenere le persone in zona regionale più a lungo, prima di concedere la residenza permanente che gli permetterebbe di spostarsi altrove".

"Quest’anno il governo ha aumentato il tetto delle residenze permanenti di 35mila unità, ma questo non farà molta differenza, in quanto il numero di temporanei che manca sul territorio dopo la pandemia è molto più alto e non è colmabile”, ha spiegato l'agente di immigrazione.
SBS Italian ha chiesto un commento sulle proteste al Ministro per l'Immigrazione Andrew Giles, ma la richiesta è state inoltrata al Dipartimento degli Interni.

Un portavoce del Ministero degli Interni ha fatto sapere ad SBS Italian che "Le domande di visto per migranti qualificati sono trattate secondo le priorità stabilite dalle direzioni ministeriali. Il Dipartimento comprende che tutti i candidati cerchino di finalizzare le loro domande il più rapidamente possibile. Ridurre il numero delle domande è una priorità per il governo australiano".

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