"Amarezza, dolore, disorientamento, la coscienza della fragilità del nostro Paese", così Don Luigi Ciotti ricorda il 1992, mesi in cui la mafia sembrava voler colpire lo stato al cuore, con le morti di Salvo Lima, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e tutti e tutte coloro che ebbero la sfortuna di trovarsi con loro in quei momenti fatali.
Le mafie oggi hanno imparato ad agire nell'ombra, sostiene don Luigi. "L'aggressione si manifesta poco con le armi e molto di più con il potere dei soldi".
Le mafie oggi sparano di meno non per scrupoli morali, ma perché non gli conviene.
A 77 anni, don Luigi Ciotti crede che il volontariato sia in realtà da superare, come fatto eccezionale. "Mi auguro ci sia un giorno in cui ci accorgiamo che siamo tutti veri cittadini, non cittadini ad intermittenza secondo i momenti e le emozioni", riflette don Luigi. "Ma la strada è molto, molto in salita".
Tra gli elementi più gravi che pesano sull'Italia di oggi secondo don Luigi Ciotti c'è l'indifferenza, ma non solo: altrettanto preoccupanti sono il non prendere posizione e la continua delega ad altri delle proprie responsabilità. "Non possiamo restare zitti, non possiamo soprattutto restare inerti".
Don Luigi Ciotti qui ritratto assieme a Papa Francesco.
È storia di ieri, è storia di oggi. Quelle cose ti restano dentro, quei giudizi, quelle etichette, quegli sguardi ti cambiano la vita.
Così don Luigi ha deciso di dedicare la sua vita ai bisognosi e invita tutti a fare altrettanto, non per essere eroi, ma perché è l'unico modo di essere veri cittadini.