Ancora prima dell'entrata in vigore dell'obbligo dell'uso della mascherina, Rosa aveva capito che queste sarebbero potute diventare utili per tutti, ma soprattutto per la popolazione anziana del suo quartiere.
"Quando facciamo le nostre passeggiate spesso ci fermiamo a controllare che stiano bene e se hanno bisogno di qualcosa. Gli anziani un po’ ci fanno tenerezza al momento perché sono isolati e vulnerabili.”
Punti chiave
- Durante il periodo di lockdown Rosa Voto cercava dei modi per intrattenere i suoi figli.
- Rosa ha voluto donare le mascherine a tutti gli anziani del quartiere per mandare un messaggio di solidarietà.
- Gli anziani del quartiere sono stati entusiasti della loro nuova mascherina.
Le mascherine che Rosa ha regalato ai suoi vicini di casa sono allegre e colorate, spiega, “quindi hanno tirato su un pochino il morale".
I dottori avevano già distribuito delle maschere alle persone anziane "ma erano quelle chirurgiche, di carta, un po’ tristi", racconta Rosa, "quindi queste danno un tocco di allegria!”.
Rosa ha utilizzato stoffe con fantasie molto colorate per fabbricare le sue maschere e questo ha dato un lato giocoso a questa ulteriore difficile fase di lockdown nella città di Melbourne. "I vicini sono stati tutti contentissimi e siamo anche riusciti a tirare su un po' il morale agli anziani".
La passione per la sartoria Rosa ce l’aveva da ben prima del lockdown, “io cucivo già prima, ma in realtà anche i miei bambini cuciono, e poi a loro piaceva proprio l’idea della maschera”.
"Siamo riusciti a tirare su un po' il morale agli anziani"
L’intera famiglia è stata coinvolta nell’attività, ognuno infatti aveva il suo ruolo. “All’inizio il modello lo abbiamo fatto io e mio marito", racconta Rosa, "poi una persona tagliava la stoffa, l’altra cuciva. Uno nel frattempo stirava, perché all’interno dei diversi passaggi bisogna stirare, e poi l’altro metteva l’elastico…”.
Una vera e propria catena di montaggio che in quattro o cinque ore ha portato la famiglia a realizzare più di una trentina di maschere.
Per Rosa e la sua famiglia si è trattato di iniziativa comunitaria.
“Non abbiamo voluto venderle, anche per mandare un messaggio ai bambini di solidarietà. È un momento, ho pensato, in cui deve venire fuori il meglio di noi stessi quindi impieghiamo il nostro tempo e distribuiamole a chi ne ha bisogno”.
Secondo Rosa, soprattutto durante questo secondo lockdown, la solidarietà sta crescendo.
“Lo noto anche attraverso l’offerta online. Molte cose sono gratis e sono offerte anche dagli artisti, e questo mi fa molto contenta. Dove c’è una persona in grado di offrire un pagamento ben venga, ma è anche molto importante supportare la comunità anche con servizi gratuiti, anche quelli ‘non essenziali’ come la lezione di craft o di danza”.
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