IN SINTESI
- Il 21 marzo viene celebrato come Harmony Day in Australia
- Nella stessa data molti Paesi onorano la giornata internazionale per l'eliminazione della discriminazione razziale
- Quali sono gli elementi che alimentano il senso di appartenenza?
La data del 21 marzo è stata istituita dalle Nazioni Unite nel 1966 per ricordare il giorno del 1960 quando, in Sudafrica, in pieno apartheid, la polizia ha aperto il fuoco su un gruppo di dimostranti di colore che protestavano contro l'Urban Areas Act, che imponeva ai sudafricani non bianchi di esibire uno speciale permesso se venivano fermati nelle aree riservate ai bianchi.
Quel giorno la polizia uccise sessantanove persone, mentre 180 rimasero ferite. Storicamente il fatto è ricordato come il massacro di Sharpeville, nonché come la giornata più sanguinosa nella storia dell'apartheid.
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Al posto della giornata internazionale per l'eliminazione della discriminazione razziale, l'Australia, dal 1998, sotto la direzione del governo Howard, festeggia Harmony Day e Harmony Week per celebrare il multiculturalismo e la diversità.
Alcuni sostengono che questa svolta positiva stia ostacolando gli sforzi del Paese per comprendere e combattere il razzismo. Per altri, invece, Harmony Week è la celebrazione che riconosce la diversità e riunisce australiani di ogni provenienza. Riguarda l'inclusione, il rispetto e il senso di appartenenza per tutti.
"Non è che siamo contro una settimana in cui possiamo celebrare il multiculturalismo", ha sottolineato ai microfoni di SBS Italian Carlo Carli, presidente di FECCA, Federation of Ethnic Communities Councils of Australia.
"In quel senso Harmony Week va anche bene. Però il giorno dell'eliminazione della discriminazione razziale, deve essere proprio quello".
E ha continuato dicendo: "il razzismo è in crescita. L'altro giorno abbiamo visto i neonazisti al Parlamento del Victoria che facevano il saluto romano".
Francesca Ranazzi, un'ascoltatrice di Sydney, ha invece commentato al telefono: "sono qui da 17 anni. Mi sento australiana? Sì e no. Mi sento italiana? Sì e no".
"Oscillando tra due contesti, due continenti, due identità, appartengo a entrambe, però mi sono anche allontanata da entrambe".
E conclude affermando: "ho incontrato delle persone che mi hanno fatta sentire a casa".
Della stessa opinione è anche Michela Andrioletti che ci ha detto: "casa per me è un nucleo ristretto di persone. Una bolla in cui io mi sento a casa".
E ha aggiunto: "casa è un luogo dove tornare. È un posto dove ci sono i miei profumi, i colori, gli odori che riconosco".
Un'altra ascoltatrice, Cristina, ha spiegato: "per molti versi mi sento australiana: quando torno in Europa mi identificano come australiana".
E voi? Cosa ne pensate? Cosa vi fa sentire australiani? Cosa contribuisce a sviluppare in voi il senso di appartenenza?



