Il provvedimento, noto come Online Safety Amendment (Social Media Minimum Age) Act 2024, entrerà in vigore il 10 dicembre 2025. Tra le piattaforme coinvolte ci sono TikTok, Instagram, Facebook, Snapchat, Reddit, X e YouTube.
Le aziende che non si adegueranno rischiano sanzioni fino a 50 milioni di dollari australiani per ogni violazione.
Seppur definito da alcuni come un divieto, l’eSafety Commissioner australiana preferisce parlare di un “rinvio” nell’apertura degli account, una misura pensata non per bloccare l’accesso a internet, ma per proteggere i giovani dall’esposizione a contenuti dannosi o interazioni tossiche.
La professoressa Giovanna Mascheroni, esperta in Sociologia dei Processi Culturali e Comunicativi presso l’Università Cattolica di Milano e Partner Investigator del Centre of Excellence for the Digital Child dell’Australian Research Council, commenta: “Tutte le risposte semplicistiche sono dannose e vietare è una risposta semplicistica perché ignora la complessità del problema. Le ricerche mostrano che i divieti non proteggono, ma escludono.”

Professoressa Giovanna Mascheroni, esperta in Sociologia dei Processi Culturali e Comunicativi presso l’Università Cattolica di Milano Credit: Lorenzo Zaffaroni
Un altro tema controverso riguarda la decisione di includere anche YouTube tra le piattaforme soggette alla legge, dopo una prima esclusione, poiché molti ritengono che contenuti potenzialmente dannosi rimangano accessibili anche senza la necessità di un account.
In sintesi, si tratta di una legge storica, pensata per proteggere ragazze e ragazzi da interazioni considerate tossiche o pericolose per la loro salute fisica e mentale, ma che porta con sé importanti sfide pratiche ed etiche.
Come possiamo allora superare risposte semplicistiche e affrontare con competenza e responsabilità questo tema cruciale per il futuro digitale delle nuove generazioni?