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“Ho scritto Maledetta alla fine della prima vacanza che ho fatto in vita mia, nel Cilento, finendo poi da mia madre in Toscana ed è lì che l’ho scritta. Il pezzo poi è passato tra le mani di Davide Napoleone che l’ha arrangiata ed in fine in quelle di Ramiro Levy, che ha ascoltato i miei provini e se ne è innamorato. Fino a due anni fa, quando abitavo a Milano, eravamo vicini di casa, ma è proprio con questo singolo che abbiamo iniziato a collaborare.”
L’ultimo album di Giorgieness è “Siamo tutti stanchi”, pubblicato nel 2017. Un lavoro rock, potente, che comunque non dimentica una certa attenzione verso le sonorità più moderne. “Rispetto al mio primo album, La giusta distanza, in questo disco ho voluto allargare l’orizzonte dei temi di cui parlo. Ho parlato spesso dei miei problemi, soprattutto sui social, e sono convinta che se hai una voce sia giusto usarla anche per dire qualcosa che non faccia parte della tua promozione. Ho capito che parlarne, ora che sono più serena, può aiutare chi ancora vive quella situazione. E mi riferisco nello specifico a disturbi alimentari. In conclusione, Siamo tutti stanchi è un disco nel quale mi convinco che bisogna accettare di essere umani, per questo fallibili, ma che non significa che falliremo per tutta la vita.”
La quarantena causata dalla pandemia è stata un periodo difficile per tutti. Tu come l’hai vissuto? “Credo che gli strascichi della quarantena li stia accusando più ora che prima. Forse è stato più traumatico tornare alla vita normale. Almeno io l’ho vissuta lavorando moltissimo perché stava per uscire Maledetta, quindi mi è passata un po’ più velocemente. È stato comunque un periodo molto complesso, soprattutto l’idea di avere i propri genitori lontani e non poter far niente in caso di necessità. Ma ora è finita per fortuna e riuscirò a fare delle date quest’estate, ed è una cosa molto importante visto che io vivo di quello.”
Dopo “Maledetta” ci saranno un altro singolo e un nuovo album. Come sarà questo nuovo lavoro? “Sicuramente sarà un disco che parlerà di anima, declinata in tutte le forme possibili. In quasi tutte le canzoni c’è la parola anima, inizialmente è capitato per caso, poi quando ci ho fatto caso ho cercato di sviluppare il tema. È un disco molto diverso dai due precedenti, senza dubbio meno scuro, ma comunque denso. È un album “in maggiore”, più solare. Finalmente sono riuscita a parlare della mia visione del mondo e della vita e non solo delle storie che vivo.”
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