La scorsa settimana è giunto il tanto atteso rapporto sull'anti-semitismo, stilato da Jillian Segal, nominata iniviata speciale sull'antisemitismo quasi un anno fa.
Alla presentazione del rapporto, la Segal ha invocato "un impegno nazionale" per combattere quello che ha definito "uno dei più antichi odi al mondo".
Il primo ministro Anthony Albanese, accogliendo il rapporto, ha dichiarato che in Australia non c'è posto per l'antisemitismo e che il governo prenderà in considerazione le raccomandazioni, descrivendo il lavoro di Segal come una base su cui poggiare le prossime azioni.
Ma il rapporto ha suscitato anche controversie sul potenziale impatto delle raccomandazioni.
In una dichiarazione, il Jewish Council of Australia ha denunciato il rischio che le raccomandazioni possano minare le libertà democratiche australiane, infiammando e radicando approcci razzisti al servizio di agende politiche.
Come è stato accolto allora questo rapporto?
Ascolta l'analisi di Matteo Vergani, professore associato alla Deakin University cliccando sul tasto "play" in alto a sinistra
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