Gli appelli al ministro dell'interno sono l'ultima ratio per vedersi riconosciute delle istanze legate ai visti negate dai tribunali.
L'Alta Corte giovedì ha deliberato in favore di due casi, che facevano appello contro la decisione del ministero degli interni di non voler concedere neppure la considerazione del ministro al loro caso, perché non era nè "unico" nè sotto "circostanze eccezionali".
Questo è quanto richiede il cambiamento operato dalla Coalizione nel 2016 affinchè i casi possano venire presentati al ministro, ovvero che si verifichino circostanze fuori dalla norma.
In gioco c'è quindi l'arbitrarietà con cui il ministero decide se un caso rientra nelle categorie di "circostanze compassionevoli" o meno, spiega l'agente d'immigrazione Emanuela Canini a SBS Italian.
L'intervento del ministro è effettivamente l'ultima spiaggia per sovvertire il rifiuto di un visto.Emanuela Canini
"Per arrivare a questo livello bisogna prima quindi ottenere un rifiuto e poi avere la conferma del rifiuto anche dal tribunale", ha aggiunto.
A quel punto si può fare la richiesta al ministro.
"Il ministro ha tre scelte: può non intervenire, può intervenire e dare parere sfavorevole oppure può intervenire e dare un parere favorevole e quindi approvare il visto richiesto o qualsiasi altro visto che ritenga opportuno", spiega Canini.
"Il ministro ha specificato delle linee guida dove presenta una lista di fattori e di casi che preferisce considerare e altri casi dove invece non ha intenzione di intervenire", continua Canini.
"I casi vengono prima scremati dagli impiegati dell'ufficio del ministro che si basano su queste linee guida e laddove il caso non rientra con certezza nei fattori di considerazione, la pratica viene eliminata subito o rimandata al mittente".




