In evidenza
- Il programma SBS 'Alone Australia' ci offre lo spunto per parlare di imprese estreme a contatto con la natura
- Marcello Costa ha compiuto varie spedizioni in Patagonia, la prima nell'anno in cui due missioni italiane cercarono di conquistare il Cerro Torre
- Nel 1959, anno del primo viaggio nel cosiddetto Hielo Continental Sur, Costa viveva in Argentina
A soli 19 anni Marcello Costa, classe 1940, ha partecipato ad un'avventurosa spedizione in Patagonia, nell'estremo sud dell'America Latina, in compagnia di altri cinque giovani uomini. La portarono a termine solo in tre.
"Il pericolo non era la cosa che mi attraeva", spiega ai microfoni di SBS Italian, "mi sentivo sicuro sui ghiacciai perché ero stato educato da ragazzino in montagna in Val di Susa, e molto spesso ero da solo... ero abituato ad essere isolato e autonomo".
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Costa ha ripetuto la sua avventura in Patagonia nel 1995 e nel 2005, producendo anche, per raccontare le tre missioni, un documentario che ha messo a disposizione su YouTube.
"La cosa più importante era la resistenza al continuo freddo e al continuo vento - questa sì, una sfida molto grande - e la mancanza di colori nel bianco delle tormente", ricorda ripensando alla spedizione del 1959.

Patagonia, Los Glaciares National Park (UNESCO World Heritage List, 1981). Le cime di Cerro Torre e Fitz Roy, dal lago Viedma, nella zona in cui Marcello Costa compì le sue spedizioni. Credit: DEA / P. JACCOD/De Agostini via Getty Images
Un elemento essenziale per compiere queste imprese, oltre all'allenamento fisico, è la preparazione mentale. Marcello Costa cita quella che definisce una semplicissima regola per resistere in condizioni difficili: "un passo dopo l'altro, cioè tu vivi nel presente, attentissimo a quel che capita, hai in mente un piano ma la cosa più importante è di non perdere mai il tuo senso di essere qui e ora nel momento in cui vivi, con tutta l'attenzione e il piacere di esserci, anche se questo a volte sembra spiacevole".