Sembrava tutto in discesa il cammino per il trevigiano Mirko Giacomini, arrivato a Sydney con un visto Working Holiday Visa alla fine del 2018.
Dopo i classici ostacoli che incontra chi viene in Australia senza una sponsorizzazione, l’incontro con un datore di lavoro deciso a dargli una chance come falegname pareva il coronamento di un progetto realizzato con determinazione.
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Ma la richiesta di postporre le ferie in Italia – le prime dopo due anni di permanenza Down Under – misero in moto una catena di eventi che avrebbe potuto portare al cancellamento dei tanti sacrifici fatti.

Mirko Giacomini mentre lavora come rider nella gig economy prima della cittadinanza. Credit: Mirko GIacometti
Un banale slittamento delle vacanze stava per diventare una vera e propria Odissea: la data della partenza venne fissata al 29 febbraio del 2020, un paio di settimane dopo lo scoppio della pandemia del Covid-19 in Italia.
Dopo aver studiato la situazione e valutato i pro e i contro, Mirko decise di imbarcarsi verso il Bel Paese, una scelta che lo porterà a quasi nove mesi di traversie e vicoli ciechi per ritornare in Australia.
“La prima settimana è stata bellissima, ma dal fine settimana succesivo iniziano a chiudere tutto, con le zone rosse e i coprifuoco, per cui decido di rientrare”, ricorda Mirko.

Una metafora in un cartello stradale vicino alla casa in Italia di Mirko Giacomini. Credit: Mirko Giacomini
Da quel momento in poi iniziò un periodo di caos burocratico, nella cornice della tragedia del Covid-19 in Italia.
“Il mio datore di lavoro mi aveva appena dato lo sponsor, io dovevo tornare a lavorare per questa azienda, perché avrebbero potuto ritirare la sponsorizzazione”
Frustrazione tanta, impotenza tantissima e stress a gonfie veleMirko Giacomini
Fortunatamente il datore di lavoro tenne fede alla promessa, mantenendo la sponsorizzazione e aiutandolo ad entrare nella lista delle persone che avrebbero potuto usufruire dal cosidetto travel cap, ovvero il limite giornaliero alle persone che avrebbero potuto rientrare in Australia.
Dopo aver fatto domanda per dieci volte, all’ultimo tentativo Mirko riuscì ad ottenere il via libera: doveva però fare i conti con i voli, che non c’erano.
Due mesi dopo, ad ottobre 2020, la svolta a caro prezzo: l’unica possibilità di ritornare in Australia gli veniva data con un volo in prima classe, da oltre 9000 dollari.
Okay, i soldi non mi interessano... Io voglio tornare là il prima possibile, dopo mesi che ero rimasto in Italia, bloccato senza nessuna luce sul futuroMirko GIacomini
E all’arrivo, la quarantena, anche questa pagata di tasca propria.
Una serie di disavventure pagate a caro prezzo che però non hanno cancellato la volontà di Mirko di rientrare in Australia.
Ero troppo determinato perché questo era il mio obiettivo. Questo era quello che volevo: qui in Australia se vieni con un obiettivo, se ti fermi è come se tu buttassi via tutti i passi che hai fatto fino a quel momentoMirko Giacomini