La High Court respinge il ricorso di un richiedente asilo iraniano

ANDREW GILES CLARE O'NEIL PRESSER

Il ministro dell'Immigrazione Andrew Giles e la ministra degli Interni Clare O’Neil ad una conferenza stampa a Parliament House in Canberra il 27 marzo 2024. Credit: MICK TSIKAS/AAPIMAGE

La High Court ha respinto il ricorso di un richiedente asilo iraniano, noto come ASF17, per il rilascio dalla detenzione. L'agente di immigrazione Emanuela Canini spiega quali sono le implicazioni di questa decisione e di un disegno di legge sulle deportazioni.


Venerdì la High Court ha stabilito che la detenzione è legittima nel caso di ASF17, un richiedente asilo iraniano che si è rifiutato di collaborare al proprio allontanamento perché "teme per la sua vita" in quanto bisessuale, cristiano e curdo Faili.

In Iran l'omosessualità è punita con la morte.

Le autorità australiane hanno tentato di deportare ASF17 ogni sei mesi dal 2018.
Prima della decisione della High Court di venerdì, SBS Italian ha intervistato l'agente d'immigrazione Emanuela Canini sulle conseguenze che una decisione positiva o negativa avrebbe potuto avere.

"Se positiva [quindi opposta alla decisione effettiva], introdurrebbe il diritto di essere rilasciati dalla detenzione, anche se ci sono prospettive per essere rimpatriati ma la persona non collabora e rifiuta di essere espulsa", ha affermato Canini.

Prima di questa decisione, il governo Albanese ha proposto un disegno di legge che consentirebbe al governo di imporre un divieto generalizzato alle persone provenienti da Paesi i cui governi si rifiutano di accettare il ritorno dei cittadini espulsi.

Con questa legge, da una parte il governo vorrebbe bandire l'immigrazione dai Paesi che non accettano il rientro di cittadini deportati, e dall’altra introdurre il carcere per chi non rispetta l’ordine di deportazione, spiega Canini.

Clicca sul tasto "play" in alto per ascoltare l'intervento di Canini

"In precedenza, la legge australiana non prevedeva alcun limite al periodo di tempo in cui le persone potevano essere detenute, e in effetti, le persone avrebbero potuto essere detenute legalmente per il resto della loro vita", spiega Canini.

Secondo la legge proposta chi non collabora al proprio allontanamento rischierebbe una pena detentiva obbligatoria da uno a cinque anni.

Il disegno di legge aumenta inoltre i poteri del ministro per invertire le decisioni sul bisogno di protezione, e inoltre "potrebbe vedere interi Paesi soggetti a divieti di viaggio per l'Australia, come l'Iran, il Sudan, lo Sri Lanka, l'Afghanistan e così via", commenta Canini.

"Ciò impedirebbe alle persone di recarsi in Australia, negando loro i visti, nel tentativo di fare pressione su quei Paesi affinché accettino i rimpatri forzati", aggiunge.

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