La scelta di Caparezza: "Faccio la musica che voglio io"

Caparezza

Caparezza Source: Supplied

È uscito Exuvia, l’ottavo album in studio dell'artista pugliese. In questa chiacchierata con SBS Italian, Caparezza racconta a Lorenzo Santangelo i retroscena del suo nuovo lavoro.


Uscito il 7 maggio e balzato subito al primo posto delle classifiche di vendita in Italia, Exuvia prosegue la strada già tracciata da Caparezza con l’album precedente, Prisoner 709

Michele, intanto ti porto i saluti di un amico che abbiamo in comune, Frankie hi nrg mc.

“Io sono 'colpa' di Frankie. Prendetevela con lui se esisto! È stato il suo Fight da faida a farmi impazzire per le rime, ho cominciato a dare peso alla scrittura quando ho ascoltato le sue canzoni”.
Caparezza
Caparezza Source: Supplied

Ho ascoltato Exuvia con molta attenzione. Al momento la mia canzone preferita è El Sendero. Come nasce questo splendido duetto con questa bravissima cantautrice messicana, Mishel Domenssain, e come l’hai trovata?

“I featuring di questo album sono featuring di ricerca, perché tutto questo album è una ricerca. Sto ricercando una quiete che vorrei che avvenisse con la mia prossima fase, essendo lo spaesamento il tema principe di questo disco. In questa ricerca ho conosciuto Mishel sul web, mentre cercavo canzoni intitolate La selva, perché volevo scrivere un pezzo su questo tema. Ne ho ascoltati parecchi finché non mi sono imbattuto in quello di Mishel e me ne sono innamorato subito. Non riuscivo a capire perché una canzone così bella non avesse avuto il riscontro che meritava".
"Per fortuna lei mi ha permesso di farne una versione mia. Ho cambiato il titolo perché non volevamo che i due brani si confondessero, ma nelle mie intenzioni volevo fare tre pezzi nell’album con titoli simili, ovvero La selva, La scelta e La certa. Credo che Mishel Domenssain sia una grandissima artista che merita di più di quello che ha”.

Anche in questo album c’è molta religione.

“Sicuramente senza la religione molti testi non li avrei scritti, come Confusianesimo dell’album precedente. Io sono nato e cresciuto in una famiglia religiosa, in un contesto sociale dove la religione ha un posto molto rilevante. Molfetta è conosciuta per le processioni. Questo imprinting religioso l’ho sentito fortemente ed ho un rapporto con la religione estremamente conflittuale, e sicuramente questo conflitto è propulsore di tanti miei testi e ragionamenti”.
Caparezza
Caparezza Source: Supplied
Cosa ti spinge a fare musica così particolare, in un periodo oggettivamente molto più “leggero” da questo punto di vista?

“Forse il fatto che il mio punto di riferimento non c’è, io cerco di fare quello che ho in testa senza badare a quello che piace agli altri o a come va la musica. Mi rendo conto che questa cosa probabilmente mi preclude una fetta di pubblico, però se non sbaglio Battisti diceva: 'Bisogna camminare davanti al pubblico e non dietro', Non posso scrivere della roba che non mi piace solo perché va. Cerco di essere quantomeno onesto con me stesso e continuare a fare quello che voglio. Anzi, è l’unica cosa che mi spinge ancora a scrivere in realtà. Voglio che questo disco, più degli altri, abbia un senso”.
È assolutamente lampante il fatto che tu scriva per te, senza seguire mode. Però non è semplicissimo spiegarsi come fai ad avere tutto questo successo facendo roba abbastanza complessa.

“Credo sia perché ci sono tanti anni alle mie spalle e io ho promosso quello che facevo più sul palco che in altri luoghi. Ho fatto davvero tantissimi concerti e mi sono creato un pubblico forse diverso rispetto a quello 'mordi e fuggi'. Il pubblico dei live tende ad affezionarsi di più ad un artista e alla sua storia, forse perché sul palco si riesce a spiegare meglio quello che si è e quello che si fa”.
Sono legato in particolare a Fai da tela e a Una chiave. Oltre, ovviamente, a Fuori dal tunnel
Escluso “Exuvia”, in tutta onestà, c’è un tuo album che ritieni particolarmente riuscito?

“Direi Le dimensioni del mio caos, perché aveva una certa complessità di fondo e quando lo vado ad ascoltare mi stupisco, perché è il mio album che ha avuto meno tempo di gestazione e in più in quel periodo stavo scrivendo un libro. Non so davvero come abbia fatto a tirar fuori tutte quelle cose in così poco tempo e a creare questo fonoromanzo”.
E invece tre canzoni a cui sei particolarmente legato?

“Sicuramente Fai da tela, perché secondo me rappresenta l’embrione di tutto quello che sta accedendo adesso. Non credo sia stata capita all’interno di Museica, un album molto colorato. Poi direi Una chiave, perché ancora oggi quando lo ascolto mi fa vibrare delle corde particolari. E poi direi Fuori dal tunnel, per tutto quello che ha rappresentato, perché credo che se sono qui a parlare è anche grazie a quella canzone, che mi ha sollevato dal tessuto musicale italiano un po’ nascosto e mi ha portato alla luce. Con tutte le sue contraddizioni, che del resto continuano e fanno parte della vita e del mio percorso in particolare”.
Michele Salvemini, in arte Caparezza, è nato a Molfetta il 9 ottobre 1973
Michele Salvemini, in arte Caparezza, è nato a Molfetta il 9 ottobre 1973 Source: Supplied
La tua canzone preferita di Exuvia?

“È La certa. In questa canzone interpreto la morte, ma non la morte che oscura, che gioca a scacchi, non la grande mietitrice, ma una compagna di vita. Forse proprio la compagna che dà un senso alla vita, una motivatrice, nonché una rinascita. In realtà è una canzone positiva, ed è quella su cui mi sono speso in assoluto di più di tutto l’album, perché era molto difficile l’equilibrio da mantenere. Ho cercato di togliere il patimento e far rimanere l’essenzialità di questa entità. In questo caso la morte ci guarda dritta negli occhi come se fosse un’amica, ho cercato di renderla veramente positiva. Nel ritornello, interpretando la morte, dico: 'pensami, non cercarmi'. Pensami, nel senso che il pensiero di me farà in modo che tu possa dare il massimo nel tempo che hai a disposizione da vivo”.

Mi dici una canzone non tua che adori insospettabilmente, ovvero che nessuno si aspetterebbe mai da Caparezza?

“È una canzone bellissima di Claudio Baglioni. A volte si pensa che certi autori siano molto distanti da altri, invece penso che la sua Tamburi lontani sia una capolavoro assoluto della musica italiana”.

Riascolta qui l'intervista a Caparezza:
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