La Federazione Italiana Pizzaioli Nel Mondo è nata nel luglio del 2003 da un'idea di Giuseppe Santoro, che assieme ad altri soci fondatori decise di dare vita ad un network di professionisti del settore.
A 20 anni da quella iniziativa, Giuseppe Santoro racconta come si è evoluta la Federazione (dal cui nome ufficiale nel frattempo è scomparsa la dicitura 'nel mondo'), come si svolgono le attività e come vengano selezionate le pizzerie affiliate.

Ad inizio 2023 Giuseppe Santoro ha ricevuto il “Premio Speciale Pizza Pic Excellence” a Praia a Mare, in Calabria.
"Amo Napoli, ma per me la pizza prima di tutto è quella italiana e non è solo quella napoletana, come invece si tende a pensare all'estero. Napoli ha avuto la fortuna di dedicare la pizza alla regina Margherita, ma ci sono diverse regioni che da secoli realizzano un prodotto diverso, ma che sempre pizza è".
Sulla pizza posso mettere quello che voglio, dall'uovo alle pere col gorgonzola. Possono andare bene anche l'ananas e la salsa barbecueGiuseppe Santoro, presidente della federazione italiana pizzaioli
"Quando una persona si siede a tavola deve mangiare con gusto, e se preferisce l'ananas o la salsa barbecue sulla pizza per me va bene. L'importante è che la pizza venga fatta con prodotti di qualità", spiega Giuseppe.
51enne siciliano di Giardini Naxos, spesso chiamato come giudice a valutare le pizze migliori del mondo, Santoro (a sua volta vincitore di vari premi internazionali) ha fondato la FIP sia per aiutare e formare i pizzaioli attraverso corsi di formazione sia per celebrare le migliori pizzerie del mondo, dagli Stati Uniti alla Scozia, dagli Emirati Arabi all'India, attraverso il conferimento di certificati di pizza di qualità.

La mappa delle pizzerie che hanno ottenuto il certificato di qualità della FIP
"Alla nostra Federazione possono aderire solo professionisti selezionati in grado di promuovere l’arte della pizza a livello globale e il Made in Italy. Almeno il 70% dei prodotti usati nei ristoranti devono essere di origine italiana".
Almeno il 70% dei prodotti usati nei ristoranti devono essere di origine italianaGiuseppe Santoro
"Io non posso imporre il prodotto italiano ai clienti, ma posso creare una fusion tra la tradizione italiana e i gusti locali".
"L'importante è che il metodo e lo stile siano quelli tipicamente italiani a partire dai prodotti di qualità. Una volta rispettati questi parametri, sulla pizza puoi metterci anche l'ananas e la salsa barbecue".
"Per anni, la maggior parte delle persone che incontravo in giro per il mondo mi chiedeva 'dove hai mangiato una buona pizza?'. Bene, in realtà di buone pizze nel mondo ce ne sonio tante, e non tutte sono realizzate da italiani".
"La pizza migliore che ricordo di aver assaggiato l'ho mangiata a Singapore, in un ristorante gestito da un'americana e con cuochi malesi", conclude Giuseppe Santoro.

L'immagine di copertina del sito della Federazione Italiana Pizzaioli