Global Mail: crisi umanitaria in Sudan, il lavoro di Emergency

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Il centro Salam di cardiochirurgia di Emergency a Khartoum, in Sudan. Credit: Davide Preti

Dopo due anni di conflitto, il Sudan vive una vera crisi umanitaria. Emergency opera nel paese per offrire cure medico-chirurgiche alle vittime di questo contesto drammatico.


La guerra in Sudan è iniziata nel 2023 e da allora non si è mai fermata, rendendo il paese teatro della peggiore crisi umanitaria al mondo.

Le vittime principali sono i civili, in particolare i bambini, e le cifre sono impietose, come raccontato da Matteo D'Alonzo, country director in Sudan per Emergency, l'ONG che offre cure medico-chirurgiche alle vittime di guerre e poverta.

"Le Nazioni Unite ci raccontano di circa 30 milioni di persone in necessità di aiuti umanitari, più circa tra i 10 e i 12 milioni di sfollati", ha dichiarato D'Alonzo.

Non solo numeri però. Nel contrastare queste situazioni di enorme sofferenza è essenziale secondo D'Alonzo guardare oltre alle cifre.
Dietro questi numeri si nascondono storie, persone e volti, quindi non facciamo sì che diventino solo delle statistiche in un futuro libro di storia, ma proviamo davvero a concentrarci affinché qualcosa cambi.
Matteo D'Alonzo, country director in Sudan per Emergency
Emergency opera in Sudan da circa 20 anni, è l’unica organizzazione internazionale rimasta sempre operativa a Khartoum e aiuta le vittime della guerra in molteplici aree, come ha spiegato D'Alonzo, che si trova proprio nella capitale sudanese.

"Le nostre attività principali sono il centro di cardiochirurgia e pediatria a Khartoum, un centro pediatrico a Port Sudan e un altro centro a Nala. Il centro Salam Center è nato come un centro di cardiochirurgia per servire assistenza gratuita a tutto il Sudan e non solo".

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Global Mail, viaggio nell'impegno italiano nel mondo a cura di Iolanda Pupillo.

JOLANDA PUPILLO

Il Sudan è teatro della peggiore crisi umanitaria del mondo a causa di una guerra che non si ferma. Le vittime civili, le più colpite, in particolare i bambini, al loro fianco Emergency, ONG che offre cure medico-chirurgiche alle vittime di guerra e povertà. Matteo D'Alonzo, country director in Sudan per emergency.

MATTEO D’ALONZO

Sì, allora vi parlo da Khartoum, sono più di due anni, che tutta la nazione è scossa appunto da questa guerra civile iniziata oramai nell'aprile

MATTEO D’ALONZO

del 2023. Una guerra che ha visto a fine marzo inizio aprile 2025 la riconquista da parte del SF dell'esercito regolare della capitale Khartoum. Nonostante questo è una guerra che tuttora pervade il paese, soprattutto la zona del Kordofan e il Darfur, continuando con scontri feroci. Circa due mesi fa è caduta la cittadina di El Fashir, ultima grande

MATTEO D’ALONZO

città che era sotto il controllo dell'esercito regolare in Darfur.

JOLANDA PUPILLO

Si parla di decine di morti, soprattutto donne, bambini e anziani.

MATTEO D’ALONZO

Le Nazioni Unite ci raccontano di circa 30 milioni di persone in necessità di aiuti umanitari, più circa tra i 10 e i 12 milioni di sfollati, nonostante un grande numero di returnees che negli ultimi mesi si sta rientrando verso la capitale.

JOLANDA PUPILLO

Dicevamo che è una guerra a fasi altalenanti, che tipo di conseguenze

JOLANDA PUPILLO

sta avendo l'uso dei droni.

MATTEO D’ALONZO

Sì, questa è una guerra che nel 2023 ha sorpreso un po' tutti gli osservatori internazionali. faccio l'esempio che tutte le ambasciate erano ancora presenti a Khartoum, che è stato il primo teatro degli scontri appunto dove è iniziata questa veloce guerra. La presenza di droni diciamo che è stata una una costanza un po' fin dall'inizio della guerra, ma diciamo nell'ultimo anno, a partire da maggio, i droni hanno iniziato a,

MATTEO D’ALONZO

anche città che si pensavano ben lontane dal fronte come Port Sudan, che è la capitale di fatto che è sul Mar Rosso, rendendo diciamo le condizioni nel paese completamente instabile. Due giorni fa un'altra cittadina è stata attaccata appunto da uno sciame di droni, la cittadina di Atbara, che si trova nella parte est del paese, causando un blackout generalizzato un po' tutti gli stati del nord, lo stato del Red Sea e lo stato di Khartoum. Questa dimensione

MATTEO D’ALONZO

rende questa guerra da guerra fatta porta a porta, combattuta con armi più tradizionali, appunto una guerra tecnologica che può muovere gli equilibri.

JOLANDA PUPILLO

Parlaci della vostra presenza e del vostro lavoro nel Paese.

MATTEO D’ALONZO

Allora Il lavoro di emergency in Sudan è un lavoro che oramai va avanti da circa vent'anni. Le nostre attività principali sono il il centro di cardiochirurgia e pediatria a Khartoum, un centro pediatrico Port Sudan e un altro centro

MATTEO D’ALONZO

a Nala. Consideriamo che il centro Salam Center nasce come un centro di cardiochirurgia che serve assistenza gratuita a tutto il Sudan e non solo. Durante questi due anni ha avuto la necessità di riadattarsi, quindi negli ultimi due anni siamo riusciti a modificare il nostro centro da un centro per le sole malattie cardiochirurgiche ad un centro di medicina generale e poi nel corso dell'ultimo anno è stato aperto anche un reparto pediatrico.

JOLANDA PUPILLO

È vero che siete stati l'unica organizzazione umanitaria a rimanere in Sudan allo scoppio del conflitto?

MATTEO D’ALONZO

Noi come organizzazione siamo stati gli unici a non chiudere durante l'assedio di Khartoum, quindi abbiamo garantito la continuità assistenziale per lo meno nel nel Center, per tutta la durata dei combattimenti all'interno della capitale. Da aprile, da quando la capitale appunto è stata ripresa da le forze governative

MATTEO D’ALONZO

si osserva un ritorno non solo di organizzazioni nazionali e internazionali a supporto di strutture cliniche esistenti o meno. Consideriamo anche che l'ottanta per cento delle di tutte le strutture sanitarie nelle zone coinvolte dalla guerra sono state distrutte, saccheggiate o comunque sono tuttora inutilizzabili. Un'altra grande vittoria possiamo chiamarla così in questo contesto per l'organizzazione è stata nel

MATTEO D’ALONZO

mese di dicembre, quindi 20 giorni fa riuscire a riaprire un altro centro pediatrico, il centro Di Maio, che si trova a circa 20 chilometri dal Salam Center, quindi sempre nell'area di Khartoum, in una zona storicamente a bassa densità di servizi, quindi dove c'è una popolazione, la più bisognosa della capitale anche prima della guerra.

JOLANDA PUPILLO

Chi arriva da voi nei vostri centri, in che condizioni è e che tipo di cure riuscite a provvedere.

MATTEO D’ALONZO

Sicuramente si osserva un grande impatto di malattie dovute alla malnutrizione e tutta quella serie di malattie che possono derivare da una condizione nella quale non si è accesso d'acqua potabile si cura, non si è accesso anche alle cure basiche, quindi una semplice infezione che potrebbe essere curata molto rapidamente nei primi giorni arrivano nei nostri ospedali, soprattutto bambini, in uno stato avanzato della malattia che rende

MATTEO D’ALONZO

ovviamente è più complicata la cura. Questo lo vediamo anche a livello di attività cardiochirurgica. Prima l'ospedale era un ospedale completamente selettivo, quindi si tentava di prendere le le malattie cardiovascolari il il prima possibile. Ad oggi quello che noi riusciamo a fare è a coprire le emergenze che si presentano direttamente al nostro ai nostri cancelli. Consideriamo anche che i nostri pazienti sono pazienti che poi vanno seguiti per tutto il resto

MATTEO D’ALONZO

della vita con terapie anticoagulanti. Quindi il ritardare queste terapie anticoagulanti poi può aggravare se non addirittura può far tornare il paziente nelle condizioni precedenti all'operazione.

JOLANDA PUPILLO

Avevamo accennato alla comunità internazionale, ecco, da questo punto di vista si muove qualcosa, voi avete visto qualche presenza, qualche azione da parte della comunità internazionale.

MATTEO D’ALONZO

Ultimamente osserviamo il fatto che vengono spese diverse parole

MATTEO D’ALONZO

sulla condizione in Sudan, che poi raramente diventano atti concreti. Comunque è una nazione davvero enorme, molto difficile da governare e ci sono sempre gli interessi di stati terzi che si nascondono dietro queste guerre civili, e ci sono diverse nazioni che che sono coinvolte. Ad oggi, nonostante i vari tentativi della comunità internazionale di far sedere le due fazioni a un tavolo per la pace

MATTEO D’ALONZO

sono stati tutti fallimentari in quanto poi le due fazioni, poi vengono fuori con delle richieste per l'una o per l'altra parte, che spesso non sono accettabili nell'ottica di guerra.

JOLANDA PUPILLO

Vogliamo finire con la vostra voce, la voce di emergency e del mondo umanitario. Qual è il vostro appello?

MATTEO D’ALONZO

Vabbè intanto ti ringrazio per la possibilità di di parlare di quello che sta succedendo in Sudan. Non possiamo e non dobbiamo assolutissimamente dimenticare nessuna delle tragedie

MATTEO D’ALONZO

è in atto nel nel mondo. Ricordiamoci, come dicevo prima, che 30 milioni di persone bisogno di aiuti umanitari, 12 milioni di sfollati. Dietro questi numeri si nascondono storie, persone e volti, quindi non facciamo sì che diventino solo delle statistiche in in un futuro libro di storia, ma davvero proviamo concentriamoci affinché qualcosa cambi.

JOLANDA PUPILLO

Il sito di emergency www. emergency.it.

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