Nei giorni scorsi "L'amica geniale", romanzo di Elena Ferrante che uscì nelle librerie italiane nel 2011 e in quelle di tutto il mondo nel 2012 con il titolo My Brilliant Friend, è tornato alla ribalta.
Il romanzo, primo di una tetralogia che è stata poi fonte d'ispirazione per una serie TV disponibile su SBS On Demand, è salito sul gradino più alto del podio nella speciale classifica dei migliori libri del 21esimo secolo stilata dal New York Times Book Review.
In questa speciale classifica Elena Ferrante compare ben tre volte: oltre alla medaglia d'oro, ci sono anche “Storia della Bambina Perduta” all'ottantesimo posto e “I Giorni dell'Abbandono” al 92esimo, facendo della scrittrice - la cui identità è ancora avvolta in un alone di mistero - quella con più titoli inclusi nella lista.
Da questa classifica abbiamo preso spunto per parlare del "fenomeno Ferrante" con i nostri ospiti e con gli ascoltatori.
Per il professor Andrea Rizzi della University of Melbourne, il successo de "L'Amica Geniale" nel mondo anglofono è da imputarsi "ad una rappresentazione esotica di un'Italia meno conosciuta che ha colpito nel segno".
Secondo Rizzi, le critiche che imputerebbero alla Ferrante di aver calcato troppo su personaggi stereotipati e immutabili "è da rifiutare, anzi. Questi romanzi hanno elementi e dettagli che, seppur conosciuti, sono inseriti in contesti storici che spiegano al lettore un'Italia del dopoguerra che magari è meno nota".
Secondo Kylie Doust il successo è da imputare principalmente "alla traduttrice in inglese, Ann Goldstein. Elena Ferrante era pressoché sconosciuta finché lei non convinse il New Yorker a parlarne. Da lì poi è partito tutto, e anche coloro che hanno votato per "L'Amica Geniale" per il NYT lavorano con il New Yorker".
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Valeria invece è in brodo di giuggiole, da buona fan di Elena Ferrante: "Sono felicissima - ha detto - ho letto tutti i suoi libri e ascoltato tutte le versioni audio a cura dell'attrice Anna Bonaiuto. Premio meritatissimo!"