Il minuto di silenzio è stato osservato alle 8:15 del mattino, l’ora esatta in cui 80 anni fa la bomba atomica fu sganciata su Hiroshima dagli Stati Uniti.
L'esplosione nucleare che il 6 agosto 1945 colpì la città uccise circa 80mila persone in pochi secondi. Tre giorni dopo, un secondo ordigno devastò Nagasaki, nel sud del Giappone, provocando altre 40mila vittime.
Decine di migliaia di persone morirono nei giorni, nelle settimane e nei mesi successivi a causa delle ferite e delle radiazioni.
Quelli di Hiroshima e Nagasaki restano, ad oggi, gli unici attacchi nucleari mai avvenuti in guerra. Un evento che segnò la resa del Giappone e la fine della Seconda guerra mondiale.
Alla cerimonia erano presenti anche gli Hibakusha, ovvero i sopravvissuti al bombardamento nucleare: testimoni sempre più rari, sempre più anziani.
"Il Giappone prova a tenere viva la memoria dell'orrore vissuto ottanta anni fa, ma lo fa sempre con crescenti difficoltà" sottolinea il giornalista e direttore editoriale di China Files, Lorenzo Lamperti. "Oggi gli hibakusha sono meno di 100 mila, con un'età media superiore agli 86 anni".
Ma la difficoltà è anche quella di passare il messaggio di pace alle nuove generazioni.
Lo stesso sindaco di Hiroshima, Kazumi Matsui, ha parlato di una “preoccupante accettazione globale” degli arsenali nucleari, condannando il clima geopolitico attuale e facendo appello alle nuove generazioni "affinché non si disperda il ricordo della devastazione causata dalle bombe atomiche", precisa Lamperti.
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Un’accusa diretta al contesto post-invasione russa dell’Ucraina e ai conflitti in Medio Oriente, sviluppi, ha detto il sindaco di Hiroshima, che “ignorano le lezioni della storia”.
Sono passati 80 anni, ma il ricordo di Hiroshima è ancora vivo.
"Il Giappone ha sempre rappresentato il simbolo della devastazione causata dalle armi nucleari" spiega ancora Lamperti "ma ora è anche in crisi di identità".
Il primo ministro giapponese Shigeru Ishiba ha sottolineato nel suo discorso durante le commemorazioni che “la missione del Giappone è guidare il cammino verso un mondo senza armi nucleari”, ma si tratta di un premier "quanto mai traballante dopo aver perso la maggioranza alle elezioni del 20 luglio scorso, e il pressing per le sue dimissioni si è fatto ormai incessante", conclude il direttore editoriale di China Files.