La XXIV edizione della Settimana della Lingua Italiana nel Mondo si è conclusa da poco.
Tra i vari appuntamenti, il 16 ottobre si è tenuto un incontro organizzato dal COM.IT.ES. Victoria e Tasmania, intitolato “Viaggio inedito fra cosy crime, scrittura creativa e lingua come luogo dell'immaginario".

La scrittrice Laura Imai Messina. Credit: Wikipedia
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Laura Imai Messina vive in Giappone, Paese che l’ha accolta come giovane studentessa e l’ha vista trasformarsi in una delle voci più interessanti della narrativa italiana contemporanea.
“Ormai ho superato la soglia dei vent'anni [di vita in Giappone]", racconta ai microfoni di SBS Italian.
Vivere in Giappone le ha permesso di guardare da vicino una cultura che offre, a chi ha la pazienza di osservarla, una bellezza sottile, fatta di dettagli e piccole rivelazioni.
“Ho dovuto faticare moltissimo per apprendere il giapponese e per come la vedo oggi io, dopo vent'anni di vita qui, non è una lingua che comunque si può mai possedere”, spiega.
Eppure, proprio in questa difficoltà, la scrittrice ha trovato un modo per approfondire il suo legame con il Paese: la sfida della lingua le ha offerto una lente nuova attraverso cui vedere sia il Giappone, sia l’Italia da cui proviene.
“Sia riuscire a vedere cose che chi vive e chi è nato in Giappone non riesce a vedere, sia poi di ritorno notare cose dell'Italia che prima mi erano nascoste”, riflette.
Il Giappone di Laura Imai Messina è un luogo dell’anima, un posto dove la bellezza non è mai ovvia ma si nasconde in gesti semplici, nelle parole non dette, nei paesaggi che sembrano sospesi nel tempo.
Nel suo romanzo "L’isola dei battiti del cuore", vincitore del Premio Wondy 2024, Messina racconta la storia di un’isola giapponese su cui un artista che ha raccolto i battiti del cuore di migliaia di persone, un progetto che unisce le vite di sconosciuti provenienti da tutto il mondo.
“Un artista francese ha raccolto il battito cardiaco di decine di migliaia di persone e le ha raccolte lì, cosicché bisogna andare a Teshima per poter ascoltare il suono del cuore di perfetti sconosciuti”, racconta.
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“Raccontare il Giappone agli italiani e raccontare anche l'Italia ai giapponesi, mi permette di continuare a tenere gli occhi aperti, a non dare per scontato e per ovvio praticamente nulla” conclude.