Diego Ghirardi è un ingegnere meccanico che per più di 15 anni ha vissuto e lavorato downunder, ma che qualche settimana fa ha deciso di lasciare l'Australia.
Il quarantottenne genovese, che nel 2010 è diventato cittadino australiano, a luglio ha detto basta e ha scelto di trasferirsi negli Stati Uniti.
Diego è stato attirato in California da una proposta lavorativa di un'azienda che produce auto elettriche, ma è stato spinto a lasciare Melbourne soprattutto dal modo in cui il Paese sta affrontando la pandemia di COVID-19.

L'aeroporto Tullamarine di Melbourne desolatamente vuoto Source: courtesy of Diego Ghirardi
"Nei primi mesi, vedendo quel che succedeva in Italia, ero d'accordo con il modo in cui l'esecutivo Morrison gestiva la situazione, tenendo i confini internazionali chiusi e imponendo misure restrittive", racconta Diego.
Impossibile vivere con la spada di Damocle dei lockdown
"Il problema è che dopo i primi mesi non si è vista una strategia per uscirne e che l'Australia è rimasta indietro, non solo sul piano della campagna vaccinale. A questo si è aggiunto un lutto in famiglia".
"Questo tipo di gestione della crisi produrrà in Australia degli effetti duraturi sulla salute mentale delle persone", aggiunge Diego Ghirardi a SBS Italian.
Secondo l'ingegnere meccanico genovese, questa vicenda potrebbe ridurre la capacità d'attrazione del Paese nei confronti degli immigrati qualificati, che saranno sempre meno disposti a rischiare di ritrovarsi in una situazione analoga.

Un'altra immagine dell'aeroporto di Melbourne, dove nell'ultimo anno e mezzo il traffico è stato limitato ad una manciata di voli domestici e internazionali Source: courtesy of Diego Ghirardi
Questo Paese si fonda sull'immigrazione, un melting pot che funzionava bene
"Al Primo Ministro Scott Morrison e alla società australiana direi che il Paese ha perso la sua umanità. L'Australia resta la mia seconda casa, ma finché non si tornerà alla situazione del 2019 non ho alcuno stimolo a rientrare".
Riascolta qui l'intervista a Diego Ghirardi:
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