L'amministrazione Trump ha avviato una campagna contro alcuni tra gli atenei prestigiosi degli Stati Uniti, tagliando miliardi di dollari dai loro bilanci, in risposta ad una gestione delle proteste studentesche contro la guerra a Gaza troppo blanda e caratterizzando le proteste come antisemite.
Le università hanno risposto in modo diverso: Columbia si è scusata e ha adottato misure punitive per alcuni suoi iscritti, mentre Harvard ha scelto di rivendicare la propria autonomia portando lo scontro in tribunale.
C’è ora il timore che anche progetti australiani perdano finanziamenti, soprattutto se ritenuti eccessivamente in linea con i principi di diversità, equità e inclusione, o con i cambiamenti climatici, quelle che per Trump sono irrilevanti tematiche woke.
La stampa australiana lo scorso marzo ha riferito di un questionario inviato a diversi ricercatori australiani che ricevono fondi statunitensi con domande su diversità, equità e inclusione e sulla giustizia climatica.
Secondo Adriano Tedde, docente di Strategic and American Studies al Centre for Future Defence and National Security della Deakin University a Canberra, questo "è un classico esempio di ingerenza della politica nel mondo della ricerca, quindi se voi non fate le cose che piacciono a noi, noi non vi diamo più i soldi".
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L'astrofisica Orsola De Marco, che insegna alla Macquarie University, è scettica verso chi intravede nell'incertezza statunitense un'opportunità per l'Australia di attrarre ricercatori e docenti in fuga dagli Stati Uniti: "è un po' un'opportunità che si basa sulla sulla cattiva fortuna di altri, praticamente, in realtà secondo me la cosa è spaventosa".
Anche gli studenti che dall'estero si sarebbero diretti negli Stati Uniti potrebbero ora scegliere altre vie, per visti negati o anche soltanto per il clima di incertezza. Ma secondo Fabrizio Carmignani, che dirige la facoltà di economia della University of Southern Queensland "bisognerà vedere come evolve la legislazione nostra sugli studenti stranieri, perché negli anni recenti ci sono state restrizioni".
Sento veramente che questo clima sta arrivando anche qui e in qualche modo, pian pianino, cose impensabili che vediamo negli Stati Uniti al momento, secondo me succederanno anche qui.Orsola De Marco, astrofisica