Sono tanti gli italiani che si trovano in bilico in Australia da quando è scoppiata l’emergenza COVID-19. Damiano è uno di questi. Dopo un anno trascorso a Melbourne con il WHV, vuole ora tornare tra i colli bolognesi per assistere la famiglia nei momenti di difficoltà scatenati dall’epidemia.
Quando si è reso conto che le restrizioni di viaggio stavano limitando le sue possibilità di tornare in Italia, il 20 marzo ha anticipato il volo di due giorni. Il suo visto sarebbe scaduto una settimana dopo: anche se ha dovuto rinunciare al viaggio in Grecia programmato da tempo con un’amica, almeno sarebbe riuscito a raggiungere l’Italia.
Domenica sera però, arrivato in aeroporto, Damiano e un altro gruppo di ragazzi sono stati bloccati al check-in dei bagagli e gli è stato impedito di salire sul volo per Bangkok. La Thai Airways, senza aver dato alcun preavviso sul sito web della compagnia o al momento del check-in online, richiedeva infatti un test negativo al COVID-19: “Non ci hanno proprio messo in condizione di partire", ha spiegato a SBS Italian. "Ho protestato, protestato, protestato e sono rimasto lì fino all’ultimo momento nella speranza che ci lasciassero imbarcare”.
Nonostante i tentativi Damiano è dovuto tornare all’appartamento che condivideva con altri ragazzi e che fortunatamente aveva pagato fino alla scadenza del visto. Il suo ex datore di lavoro gli ha anche offerto di lavorare una giornata per coprire le spese impreviste.

Source: Courtesy of Damiano
“Sono nella stessa situazione di prima, solo non ho una via di uscita dal paese”
Lunedì mattina, con l’apertura degli uffici pubblici, Damiano si è attivato per capire come procedere. Innanzitutto ha contattato il Dipartimento dell’Immigrazione, che gli ha consigliato di compilare il Form 1447 per estendere un visto in caso di impossibilità di lasciare l’Australia senza applicare per un altro visto. Questo gli avrebbe permesso di evitare il visto turistico che non permette di lavorare e quindi di mantenersi nelle settimane a venire. Una richiesta che tuttavia è stata rifiutata perché possiede un Working Holiday Visa subclass 417.
“Io non sono qui per mia volontà. Io in Australia ero felice di aver fatto un anno di esperienza con alti e bassi, però ero pronto per tornare a casa”
Poi ha contattato il Consolato Italiano a Melbourne che, oltre a consigliare di seguire le istruzioni dell’Immigrazione, ha detto a Damiano di recarsi ad una stazione di polizia per depositare una dichiarazione in cui affermava le sue intenzioni di tornare in Italia allo scadere del visto e di essere stato trattenuto per cause di forza maggiore.
Inoltre il Consolato lo ha consigliato di prenotare uno degli ultimi voli Qantas con destinazione Roma, oppure di attendere le direzioni della Farnesina in caso vengano istituiti voli di emergenza per il rimpatrio dei connazionali.
Damiano si ritrova ora a cercare ogni mezzo che lo riporti dalla sua famiglia. L'idea di rimanere in Australia non gli sfiora minimamente il cervello, ha spiegato: "Avevo considerato mesi fa di rimanere come studente, ma ora come ora l’idea di restare quà non mi piace per niente”.
“Più che sentire la lontananza sono preoccupato. La situazione per ora in Italia sembra ancora sostenibile, però ho paura che le cose possano degenerare in futuro. Non mi sento a mio agio dall’altra parte del mondo ad avere mia mamma a casa da sola e io qua a non fare niente. C’è quel senso di inutilità, di impotenza”.
Tra le opzioni a cui ha pensato, ma che per ovvie ragioni ha poi abbandonato, c’è l’idea di farsi deportare dal governo australiano in quanto immigrato illegale, oppure di fare il viaggio di ritorno in barca a vela se non... a nuoto. Opzioni che gli sono sembrate più probabili che pagare 2800 dollari per un volo solo andata per Roma, ma in un qualche modo deve tornare perché, ha spiegato: “Sento che la mia famiglia ha bisogno di me a casa”.
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