L’Australia ha annunciato sanzioni personali contro due membri del governo israeliano, segnando un cambiamento importante nella sua linea diplomatica sul conflitto in Medio Oriente.
Il provvedimento riguarda il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir e il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, accusati di incitamento alla violenza e promozione dell’espansione degli insediamenti israeliani nei territori occupati. Si tratta di sanzioni coordinate con altri Paesi storicamente alleati di Israele: Regno Unito, Canada, Nuova Zelanda e Norvegia.
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La misura, presentata dopo settimane di discussione tra le diplomazie occidentali, arriva in un momento delicato.
"Di queste sanzioni in realtà se ne parlava da tempo", dice Paul Scutti, commentatore di politica australiana, al microfono di SBS Italian.
A illustrare le motivazioni dell’intervento è stata la ministra degli Esteri Penny Wong, che ha parlato apertamente di preoccupazioni condivise a livello internazionale. "Partner storici di Israele sono adesso seriamente preoccupati per le azioni del governo Netanyahu", ha dichiarato Wong, sottolineando che le dichiarazioni dei due ministri israeliani oggetto delle sanzioni sono da considerarsi "inaccettabili e soprattutto pericolose, non solo per i diritti umani, ma anche per la sicurezza stessa di Israele".
Le sanzioni imposte dall’Australia consistono in divieti di viaggio e restrizioni finanziarie. La scelta ha innescato un’immediata reazione politica sia sul piano interno che internazionale.
"C'è il rischio che il primo ministro Albanese possa non incontrare Donald Trump la prossima settimana in Canada, dove ci sarà il G7, a causa proprio delle tensioni scatenate da queste sanzioni", spiega Paul Scutti. L'incontro, che avrebbe dovuto includere discussioni sui dazi americani sull'acciaio australiano e sui temi della difesa, "non è ancora confermato".
Le reazioni alla decisione del governo federale sono state diverse. L’ex ministro Ed Husic, ora deputato laburista, ha accolto positivamente l’iniziativa, definendola un "passo importante", ma ha anche sollecitato ulteriori azioni se il blocco degli aiuti umanitari a Gaza continuerà.
Il senatore dei Verdi Nick McKim è stato più critico e ha definito la risposta del governo tardiva e insufficiente. Dall’opposizione, il senatore liberale Andrew Bragg ha parlato apertamente di errore, mentre la portavoce agli Esteri Michaelia Cash ha chiesto dei chiarimenti sul processo decisionale e maggiore trasparenza.
Anche l’Australian Jewish Council, organo di rappresentanza della comunità ebraica in Australia, è intervenuto definendo l’iniziativa "senza precedenti". Tuttavia, ha riconosciuto che i due ministri colpiti sono figure effettivamente controverse, confermando che all’interno della stessa diaspora ebraica esistono posizioni articolate sul tema.