"Il mio cuore resta diviso tra Italia e Australia, ma ho trovato un equilibrio"

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Samantha Mavuli durante un surf camp a Seven Mile Beach, in NSW. Credit: courtesy of Samantha Mavuli

Doveva essere un’esperienza di un anno, è diventato un percorso di vita. Samantha Mavuli racconta la sua storia d’immigrazione da Alghero a Sydney, dal sogno di vivere in una "grande Sardegna multiculturale" ad una realtà fatta di burocrazia, scoperte e tante soddisfazioni. Tutta colpa di quel mal d'Australia.


Originaria di Alghero, Samantha Mavuli ha messo piede per la prima volta down under grazie a una borsa di studio vinta mentre era ancora all’università. “Tra tutte le opzioni – Stati Uniti, Sud America, Asia – pensai: quando mi ricapita un’occasione del genere per andare così lontano? E così sono partita”, racconta a SBS Italian.

Quell’anno, vissuto a Wollongong, ha segnato una svolta. “È stato bellissimo: viaggi, amicizie, scoperte. Ho vissuto con persone di ogni parte del mondo, in una casa con un’iraniana, una francese, due australiane… era tutto nuovo, stimolante. Per me l'Australia significava libertà, natura, multiculturalismo”.

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Samantha con amici e amiche. Credit: courtesy of Samantha Mavuli
Tornata in Italia per laurearsi, Samantha si è accorta che qualcosa era cambiato. “Avevo preso il ‘mal d’Australia’. Non riuscivo a pensare ad altro. Era come l'attrazione per una persona che non riesci a dimenticare. Per me è stato subito amore per questo Paese”.

Accantonata la carriera diplomatica, nel 2013 la ragazza sarda ha deciso di tornare agli antipodi. “Trovai un lavoro di un mese in un’organizzazione internazionale con sede a Londra, che operava in Australia. Tutti pensavano che sarei rientrata dopo poche settimane, ma dentro di me sapevo già che avrei fatto di tutto per restare”.
Per me l'Australia è stata un mix tra scoperta, libertà e natura: questo mi ha fatto innamorare
Samantha Mavuli
Quel contratto breve è diventato un’opportunità. Samantha è stata assunta nell’ufficio legale, poi promossa a project manager e infine sponsorizzata per il visto. “Lavoravo su un progetto per rafforzare la presenza sindacale nella regione Asia-Pacifico. Era un ambiente politico e internazionale, con persone brillanti. Per me, è stata una palestra straordinaria”.

Ma con i visti temporanei non si scherza, e Samantha lo sapeva. “Avevo sentito storie di sponsor finiti male. Così ho deciso di fare domanda per la residenza permanente in modo indipendente. Avevo i punti per farlo, per cui mi sono affidata a un agente… che però ha fatto un sacco di errori. Per fortuna ho ricontrollato tutto. Senza quelle verifiche, oggi non sarei qui”.
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Samantha durante una pausa lavorativa alla Sydney University. Credit: courtesy of Samantha Mavuli
A due mesi dalla scadenza del visto, le è stato detto che non c’erano speranze. Ma un altro agente le ha segnalato un cambiamento normativo: così Samantha ha presentato la domanda ed è stata selezionata quasi subito. “Avevo un punteggio alto e mi è arrivata l’offerta dal governo poco dopo”, ricorda.

Nel frattempo, si era stabilita a Sydney, continuando a lavorare senza pause, senza “un piano preciso, né un grande sogno post-cittadinanza. Avrei voluto tornare in Sardegna per un po’, ma ero fidanzata e avevo due lavori che mi piacevano. Così sono rimasta”.

L’Australia, nel frattempo, l’aveva trasformata. “Mi ha dato fiducia, mi ha fatto capire che potevo farcela. Ma non credo ci si riesca mai del tutto da soli. Sono stata aiutata da persone incredibili, a volte per caso o per fortuna, ma anche per mio impegno”, racconta.
Oggi Samantha Mavuli ha tre occupazioni principali. “Lavoro come project manager per il governo del New South Wales, in particolare per il Ministero dell’Istruzione. L’ultimo progetto su cui ho lavorato è una piattaforma digitale utilizzata da migliaia di insegnanti in tutto lo Stato: una specie di Netflix della scuola, insomma”.

Ma non finisce qui. Da otto anni, la giovane originaria di Alghero fa parte anche del comitato etico della Macquarie University, dove valuta le ricerche che coinvolgono animali. “Lavoro sulla relazione tra diritto e linguaggio, ed è molto stimolante. È un ruolo scientificamente delicato, anche se io lo svolgo come membro esterno”.
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Samantha al microfono del podcast Parole in Libertà. Credit: courtesy of Samantha Mavuli
Infine, la radio. “Conduco un programma - ‘Parole in Libertà’. Ogni settimana intervisto persone con un talento particolare. Mi piace far raccontare storie che ispirano, che insegnano qualcosa anche facendo sorridere”.

E l’Australia di oggi? “Dopo la cittadinanza, ho avuto un periodo di disillusione e volevo tornare in Sardegna. Ma quest’anno ho ritrovato l’amore per questo Paese. Apprezzo ogni secondo, ogni differenza. Il cuore è sempre diviso, ma non soffro più la nostalgia per la Sardegna".
Dopo anni, mi sono cominciata ad avvicinare alla comunità italiana, e così ho ricreato una piccola Italia qui, senza rinunciare all’Australia
Samantha Mavuli
"Forse perché, dopo anni, mi sono cominciata ad avvicinare alla comunità italiana, e così ho ricreato una piccola Italia qui, senza rinunciare all’Australia”.

Quando le si chiede dove si vede fra dieci anni, Samantha sorride: “Odio questa domanda. Non ho mai pianificato nulla davvero. Vivo nel futuro, ma mi lascio sorprendere. Un sogno può nascere da una conversazione e cambiare tutto. Spero solo di fare quello che mi piace”, conclude.
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Samantha MC per un evento organizzato in occasione del primo maggio con il Console Generale d'Italia a Sydney, Gianluca Rubagotti. Credit: courtesy of Samantha Mavuli
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