Secondo l'ICCC, i due giganti della grande distribuzione aumentavano i prezzi del 15% per un breve periodo di tempo prima di applicare degli sconti fittizi per attirare i clienti, con prezzi "scontati" che erano più alti di quelli applicati nel lungo periodo prima dell'aumento.
Ascolta l'analisi di Massimiliano Tani cliccando sul tasto "play" in alto
Nel rapporto si parla di 266 prodotti per Woolworths e 245 per Coles, in un'indagine che ha coperto un periodo di 15 mesi.
Secondo il professore di Finanza della UNSW di Canberra Massimiliano Tani, "se queste accuse venissero accolte, Coles e Woolworths rischiano una multa che va dai 50 milioni di dollari per inflazione al 30% del fatturato annuale".
In numeri, se venisse applicato il primo calcolo, considerando 50 milioni per 266 inflazioni, si tratterebbe di un minimo di 13,3 miliardi di dollari per Woolworths, mentre le 245 inflazioni appurate costerebbero a Coles poco più di 12 miliardi, spiega Tani.
Se invece la multa venisse calcolata partendo dagli incassi, per Coles cambierebbe poco, mentre Woolworths, che nel 2023 ha sfiorato i 65 miliardi di incassi, vedrebbe la multa diventare ancora più salata.
"Queste indagini fanno bene ad un sistema rischioso come quello australiano, in cui non c'è molta concorrenza", ha spiegato Tani. "Certamente il governo metterà ulteriori 'autovelox' in modo che nessuno segua l'esempio di Coles e Woolworths", ha concluso.

La CEO di ACCC Gina Cass-Gottlieb. Source: AAP / Bianca De Marchi