La chiusura a Sydney dell'osteria Azzurro 753 mette in luce le sfide del settore ristorazione

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Un'immagine dell'osteria. Credit: Sara Caltavituro

Dopo tre anni di attività ha chiuso Azzurro 753, osteria romana situata nel quartiere di Walsh Bay a Sydney. Tra i motivi il costo dell'affitto, ma anche la carenza di personale.


IN EVIDENZA
  • Affitti alti e difficili da sostenere per le attività
  • Costo del personale in salita a causa della poca offerta e della tanta domanda
  • Il quartiere gioca un ruolo cruciale per le attività commerciali
In Australia è mediamente semplice avviare un'attività commerciale. La burocrazia è snella e il mercato vivace. Ciò non toglie che mantenerla in vita possa non essere sempre facile. Questo è stato il caso di Azzurro 753, un'osteria romana molto popolare a Sydney, che è stata costretta a chiudere a causa di diversi fattori.

Sara Caltavituro, titolare dell'attività insieme al compagno, ci ha raccontato di aver "aperto nel 2019, poco prima degli incendi (...) eravamo un punto di riferimento per la comunità italiana a Sydney (...) un punto di ritrovo".
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L'attività sembrava essere in salute, si organizzavano aperitivi all'italiana, il menù offriva tra le altre cose la tipica pinsa romana, e c'era anche un piccolo shop dedicato a prodotti tipici della gastronomia italiana e non solo.

A malincuore, però, Sara ed Emanuele hanno dovuto prendere, dopo tre anni, la decisione di chiudere.

Sono tanti i fattori che hanno giocato a loro sfavore, e la pandemia sembra essere quello che ha contribuito in misura maggiore, causando in un certo senso gli altri.
Il ristorante era situato in un buon quartiere, ma in una via secondaria e non troppo residenziale. Questo, ha raccontato Sara ai nostri microfoni, rendeva "difficile avere uno storico, creare una costanza" nella clientela. E la pandemia ha naturalmente messo in evidenza questa difficoltà.

Con la chiusura dei confini è stato sempre più complesso trovare personale qualificato. Come ci ha spiegato Sara "c'era tantissima domanda e i costi orari erano diventati altissimi". La riapertura dei confini non ha portato un beneficio immediato perché molti dei nuovi arrivati "spesso andavano a fare le farm (...) diciamo che non erano subito pronti a buttarsi in sala o in cucina".

In ultimo, ma non per rilevanza, il costo dell'affitto continuava ad aumentare fino ad essere diventato non sostenibile. "Era diventato un pozzo senza fondo (...) dovevamo sempre mettere savings su savings su savings".
Da qui la dolorosa decisione di chiudere. Per fortuna per Sara e il compagno non è stato difficile ricollocarsi professionalmente e, ci ha raccontato, "sono contentissima che anche il nostro staff si sia riposizionato subito".

Tra i progetti futuri c'è ancora l'idea di un ristorante tutto loro, magari in un'altra città. "Per quanto possa essere stato difficile e faticoso, ci manca".

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