Una tregua appesa ad un filo, la proposta accettata da Israele "non soddisfa" Hamas

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La distribuzione di aiuti nella Striscia da parte della Gaza Humanitarian Foundation, 27 maggio 2025. Source: AP / Abdel Kareem Hana/AP

Dopo la notizia del sì israeliano alla proposta avanzata dalla casa Bianca, si attende la risposta ufficiale di Hamas che bolla l'iniziativa come una "perpetuazione dell'occupazione".


La nuova proposta, mediata dagli Stati Uniti, prevede il rilascio di 10 ostaggi nelle mani di Hamas e 18 corpi di ostaggi deceduti e una tregua temporanea di due mesi.
Secondo il corrispondente de Il manifesto Michele Giorgio da Gerusalemme, "il fatto che sia stato in apparenza accettato da Netanyahu, nonostante le proteste che ci sono state nel suo governo andate avanti per tutta la giornata da parte dei ministri di destra più estrema" mostra che si tratta di una proposta che "va incontro soprattutto a Israele".
Non c'è la fine della guerra che è quello che voleva Netanyahu, che ha sempre detto che la guerra andrà avanti fino alla distruzione.
Michele Giorgio

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Secondo Giorgio, "l'obiettivo [di Israele] è quello non solo distruggere Hamas ma evidentemente anche di rioccupare tutta la striscia di Gaza o quasi tutto il territorio palestinese".

Intanto sul campo, arriva la notizia della morte di 70 persone in 24 ore e la situazione già disperata della popolazione civile si fa di ora in ora più drammatica.
Secondo fonti locali smentite da Israele, almeno quattro persone sono morte durante un assalto ad un deposito di aiuti alimentari.

Il nuovo sistema di distribuzione di cibo gestito da Stati Uniti ed esercito israeliano è stato condannato da diverse organizzazioni internazionali, anche dalle Nazioni Unite.

Jake Wood, ex direttore della Gaza Humanitarian Foundation si è dimesso poche ore prima dell'avvio delle operazioni, affermando che "non sarebbe stato possibile rispettare i principi di umanità, neutralità, imparzialità e indipendenza".

"Questa fondazione, incaricata di distribuire pacchi alimentari ai palestinesi [si poggia su un] sistema evidentemente in linea con quello che è l'obiettivo del governo israeliano, cioè costringere la popolazione palestinese a lasciare ciò che resta delle loro case, soprattutto nel nord della Striscia di Gaza e ad andare a sud all'interno di zone di accoglienza", afferma Giorgio ai microfoni di SBS Italian.

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