"Comfort zone significa quelle abitudini, quei comportamenti che ci risultano familiari e sicuri, le cose che rappresentano per noi un punto di riferimento solido e sicuro", spiega Barbara Zoroddu, counsellor di Melbourne e fondatrice di 'Un'amica a Melbourne', ai microfoni di SBS Italian.
"Tendiamo a rimanerci dentro perché gli esseri umani hanno bisogno di sicurezza", aggiunge, "per cui tendiamo a costruirci situazioni che, per quanto ripetitive e a volte routinarie, ci fanno sentire che abbiamo un controllo sulla nostra vita".
"Il tempo di stress che può sopportare la mente è di pochi giorni, dopodiché si cerca un certo tipo di equilibrio", sottolinea Marco Zangari, "il che è ottimo, ma d'altro canto rischiamo di restare un po' fossilizzati e cristallizzati in situazioni che non riusciamo a cambiare".
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"Cambiare in maniera misurata probabilmente è la cosa migliore", spiega ancora Zangari; "si tratta di un procedimento di esposizione, quello che si usa per esempio per le fobie, si va a tratti, a stimoli controllati, e poi piano piano si comincia a fare cose nuove e diverse".
Emigrare è per eccellenza un'uscita dalla propria comfort zone. "È una delle esperienze più trasformative e più spaventose, da un certo punto di vista", commenta Zoroddu, "lì davvero perdiamo tutti i riferimenti che ci erano consueti, familiari, e non tutti hanno la capacità di adattarsi allo stesso modo".
Alessandro, un ascoltatore, interviene per raccontare la sua esperienza: soffrendo di vertigini ha deciso di affrontare il problema di petto, lanciandosi con il parapendio.
"Mi ha aiutato tanto, sia con l'ansia di uscire dalla comfort zone (che comunque è una cosa normale), sia con le vertigini e con la sensazione di avere paura", spiega.
Alex, un altro ascoltatore, riflette sul fatto che, a suo parere, "esporsi all'incertezza dovrebbe essere parte della nostra esistenza".
Seguendo questa filosofia di vita, Alex ha deciso ad esempio di prendere il brevetto da pilota, sfidando non le vertigini ma "la paura dell'impegno prolungato".
Non solo: "io sono terrorizzato dagli aghi e dalle siringhe, e ho deciso di fare una mia prima donazione del sangue, conquistando quella paura", aggiunge.