In un mondo sempre più connesso, trovare amici sembra paradossalmente diventato più complicato. Chi cambia città, chi affronta fasi nuove o difficili della vita, si ritrova spesso senza una rete sociale solida.
E allora? Dove si conosce gente? La risposta, oggi, sembra essere nel proprio smartphone. Le app nate per facilitare le amicizie si moltiplicano. Non più (solo) piattaforme per cercare l’anima gemella, ma strumenti per incontrare qualcuno con cui andare a camminare, bere un caffè, parlare.
Clicca in alto, sul tasto "play" per ascoltare il dibattito
Bumble for Friends, Friender, Patook, Peanut: nomi che raccontano un nuovo linguaggio delle relazioni. Si compila un profilo, si indicano gli interessi - yoga o cucina etnica, passeggiate o libri gialli - e si incrociano potenziali “match” amicali.
“Sono una fan della conoscenza un po’ più spontanea", commenta però Virginia, che vive a Sydney da 6 anni, al microfono di SBS Italian. Nonostante ciò, riconosce che per chi arriva da lontano, queste app possono essere “un mezzo molto facile”, un primo passo per rompere l’isolamento, superare barriere linguistiche e culturali, “senza esserne dipendenti”.
Poi c'è l'esperienza di Massimiliano che le app non le ha mai usate. “In Italia cantavo in un coro, facevo volontariato: le amicizie nascevano così”. E se è vero che, come sottolinea lui stesso, in Australia è “più difficile” creare nuovi legami perché “le persone sono molto impegnate su se stesse”, è anche vero che per lui l’affinità forzata delle app non è la soluzione. “Continuare a scremare ti porta a relazioni che non sono così naturali, così veritiere”, dice.
Cecilia è arrivata a Sydney da sole tre settimane. Le app? “Non fanno al caso mio”, dice. Preferisce conoscere le persone nel quotidiano, al lavoro, tra coinquilini, nella vita vera. Eppure, ammette, “potenzialmente potrebbero anche essere dei buoni mezzi”.
Ne ha sentito parlare molto più all’estero che in Italia, e nota come tra i giovani ci siano opinioni diverse, tra entusiasmo e diffidenza. Una cosa è certa: l’amicizia resta un bisogno profondo, difficile da incasellare in un algoritmo. Per molti, queste app rappresentano una porta d’accesso, non il traguardo. Sta a ciascuno decidere se varcarla davvero.