“Sono molto felice di poter salutare la comunità italiana in Australia, una comunità forte e importante. Io sono metà americano e anglofono, quindi mi fa particolarmente piacere: Australia is part of us!”. Eugenio Finardi è però anche e soprattutto lombardo, e sta vivendo da vicino l’emergenza causata dal Coronavirus. “Sono lombardo e non solo, sono di origini bergamasche. Tutti i miei cugini e parenti vivono a Bergamo e molti di loro sono medici, per altro. La situazione è molto dura, forse adesso stiamo passando il momento più grave. È un periodo dolorosissimo, anche perché è il massacro di una generazione, quella dei novantenni, e purtroppo questo virus prende anche persone più giovani, tra cui molti medici. Io sono già isolato per natura, vivo vicino allo stadio di San Siro, esco con il cane e non incontro nessuno. Ma per chi vive in situazioni più urbane, anche in situazioni di privilegio come il centro di Milano ad esempio, l’isolamento è veramente difficile. Però devo anche dire che sono molto fiero di come gli italiani stanno reagendo, di come siamo disciplinati, alla fine. Siamo diventati un modello, nostro malgrado.”
Finardi, insieme ad altri celebri colleghi, sta cercando di attirare l’attenzione su uno dei tanti problemi portati da questa pandemia, ovvero la precarietà dell’industria musicale. “Chiaramente quando si pensa agli artisti vengono in mente i vari Baglioni, Fossati... noi che siamo dei privilegiati, tranquilli nelle nostre case. Ma i nostri colleghi, i musicisti che non campano solo di concerti e di diritti d’autore, ma vivono del loro saper suonare, tutto l’indotto che ci circonda è in ginocchio. Quella del musicista è già una categoria estremamente precaria per natura. Io lo dico sempre: quando si firma il primo contratto con la dicitura “artista”, si firma un patto col diavolo. Essere un artista è sia una condanna che una benedizione. Il lato buio dell’essere musicista è proprio questa precarietà, il non avere certezze. È una condanna perché i veri musicisti non possono fare a meno della musica, la faranno sempre, anche se magari erano preparati ad altro, vedi Paolo Conte".

Eugenio Finardi Source: Supplied
Parlando di musica, quella di Eugenio Finardi è una carriera lunghissima e piena di soddisfazioni. Come si sopravvive ai tanti, inevitabili alti e bassi di un lungo percorso? “La cosa più difficile di questo lavoro è proprio mantenere la sanità mentale. C’è una meravigliosa citazione, credo di Arbasino, che parla delle stagioni dell’artista: giovane promessa, solito stronzo e vecchio maestro. Diciamo che la seconda fase è quella che dura di più, quando arrivano quelli nuovi e tu non sei uno dei vecchissimi, e poi a un certo punto ci si trova a diventare vecchi maestri, a ricevere telefonate come questa, fare interviste come questa, e finalmente ti rendi conto che forse quello che si è fatto non è stato del tutto inutile. Alla fine il successo è solo un aspetto del lavoro, è il privilegio di fare musica la cosa più bella.”

Eugenio Finardi Source: Supplied
Gli australiani devono stare ad almeno 1,5 metri di distanza dagli altri e gli incontri devono essere limitati a due persone, a meno che non ci si trovi con un membro del proprio nucleo familiare o abitativo.
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