A cinque mesi dall'inizio delle manifestazioni di protesta, la situazione ad Hong Kong non sembra avviarsi verso una soluzione, anche se lo scenario e la natura della protesta si stanno evolvendo, secondo il nostro corrispondente Alessandro Ursic.
Quella che era nata come una protesta pacifica di una larghissima porzione dei residenti, e che aveva come primncipale obirttivo la richiesta al governo locale di non introdurre una nuova legge sulle estradizioni verso la Cina, si è pian piano trasformata in un qualcosa di diverso.
Questo sia per le motivazioni dei manifestanti che per le modalità di una protesta diventata, prima una "mobilitazione quasi-permanente", poi una serie di sporadici e violenti scontri di piazza e devastazioni.
E negli ultimi giorni, tra coltellate e perfino morsi, sembra che non ci sia fine all'escalation di esasperazione e violenze.
E con il passare dei mesi, secondo Alessandro Ursic, la protesta si sta sempre di più radicalizzando, causando una frattura generazionale tra i "genitori", desiderosi di un ritorno all'ordine, e i "figli" che hanno incorporato nelle proteste i temi di quella che, autodefinendosi, chiamano la "generazione tradita dalla Cina".
Nel frattempo proprio nella Repubblica Popolare Cinese, l'opinione pubblica appare compatta nello schierarsi contro i manifestanti, anche se un intervento diretto di Pechino appare ancora lontano.




